Il pappagallo del Senegal (Poicephalus s. senegalus)

Gruppo di giovani di Poicephalus s. senegalus

Gruppo di giovani di Poicephalus s. s.enegalus


Correva l’anno 1968 ero ancora ragazzo vivevo in Sicilia, quando per la prima volta ebbi modo di osservare in una gabbia a portata di avventori  un pappagallo verde e giallo con la testa grigia, che fischiava con maestria Ballando sotto la pioggia. Rimasi colpito, anche perché in quel tempo non era facile trovare pappagalli di quella specie sul trespolo!

Ero  affascinato dalla destrezza con cui riusciva a fischiare in diverse tonalità altre canzonette, facendo variare nel contempo la colorazione dell’iride mentre ripeteva solo poche e brevi parole.

In quell’epoca si potevano trovare solo animali adulti e di cattura, mai giovani appena involati: pertanto non era per nulla facile addomesticare questi soggetti e insegnare loro a ripetere parole o canzoni. In seguito questa difficoltà fu superata con le riproduzione in cattività, risultando tali pappagalli ideali da compagnia e, rispetto ad altri, di più facile gestibilità.

Le prime notizie ufficiali di riproduzioni si ebbero dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna solo nel 1971.

Una visione sottoalare del Poicephalus s. mesotypus.

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Descrivo in sostanza i soggetti che sono diventati oggi alla portata di tanti:

Misure: ali 151-160 mm.; coda 64-70 mm.; tarso 17-21mm.; becco 20- 26 mm.; lunghezza intorno ai 23 cm.. Peso 120-160 g.. Incluso nell’Allegato B della Convenzione.

L’origine del nome deriva dal greco: Polios (grigio) e kephalos (testa).

Nel passato é stato importato con molta regolarità e in abbondanza, ora invece è consolidato numericamente con le riproduzioni in cattività, da parte di molti

allevatori italiani e stranieri, anche se purtroppo talvolta vengono accoppiate due sottospecie diverse!

Per questo, con il presente articolo, cercherò di soddisfare tutti gli allevatori che desiderano affrontare gli accoppiamenti nel modo più calibrato possibile, formando coppie omogenee e della medesima specie o sottospecie.

Un bel giallo su un maschio di P.s. senegalus


Il maschio porta il pileo grigio con sfumature brune; le regioni auricolari grigio argenteo, così come le guance e la parte superiore della gola. Redini e zona nuda circostante l’occhio sono nere. Petto laterale, addome, sottocoda e parte alta delle tibie giallo leggermente aranciato. Sotto ala giallo. Remiganti grigio scuro con vessillo esterno verde. Timoniere  bruno- verdastro, rimanenti del  corpo verde, più scuro nelle copritrici alari, più chiaro altrove.

La femmina dell'autore gialla


La femmina è quasi identica al maschio, ma se ne differenzia per il grigio al capo, che è più chiaro, per il giallo arancio delle parti inferiori del petto e per le minori dimensioni del cranio e del becco. Un carattere  sessuale secondario distingue la femmina con sottocoda verde dal maschio con sottocoda giallo.

Quello appena descritto è il Poicephalus senegalus senegalus, diffuso nel Gambia, nelle regioni meridionali del Senegal, nella Guinea ex Portoghese e ai margini settentrionali della Guinea.


Nelle regioni nord-orientali della Nigeria e del Camerun centrale e nord-occidentale  si trova il Poicephalus s.mesotypus °°(Reichenow, 1910) che si differenzia per avere addome e sottocoda di un arancio carico che volge al giallo sui fianchi. Da alcuni questa sottospecie è considerata una  variante della specie nominale.

In costa d’Avorio, nell’alto Vola, nell’estremità sud-occidentale del Niger, nel Ghana, nel Togo, nella Nigeria meridionale e occidentale si incontra il Poicephalus s. versteri ° (Finch, 1863) che ha addome e sottocoda di un rosso arancio particolarmente intenso e che si attenua notevolmente sui fianchi sino a tendere al verdastro soffuso.

Frequenta la savana boscosa ed erbosa, saltuariamente la foresta ombrofila, costituita da numerose piante di Adansonia digitata e Parkia filicoides. Si sposta in piccoli gruppi di 10/20,  ma solo nel periodo non riproduttivo, emettendo un richiamo acuto, stridente e metallico come:

Sceelele Stee screelele Stee-ow-ow  oppure brevi e secchi  si erge ad st-ad-SST.

La dieta include semi e frutti di Kaya senegalensis, Pterocarpus erinaceus, Ficus, Parkia, Scleroclarya birrea, Butyrosperum parkii, Vitex cienkowskii, Adanonia, Ximenia Americana e Acacia albidia.

I nidi vengono  scavati in cavità ad altezze intorno ai 10 metri o più negli alberi di Adansonia e Parkia. Le uova vengono deposte in periodi che variano dal mese di aprile/settembre in Gambia e Senegal, e settembre/febbraio, in numero da 2 a 4.

Ua coppia di parrocchetti del Senegal dell'autore


Secondo il Bannermann (The birds of West and Equatorial  Africa, vol 1) depone uova nella cavità naturale di un albero, preferibilmente il boabab, verso la fine della stagione delle piogge, da 2 a 4, che cova per 28 giorni.

Le prime notizie di riproduzione in cattività provengono dal Sig. Scheridan che nel 1884, in Gran Bretagna, allevò 4 piccoli.

Successivamente abbiamo informazioni di riproduzioni in Olanda e poi negli Stati Uniti al giardino zoologico di S. Diego.

Nel 1957 l’inglese E. J. Boosey, proprietario della Foreign Bird Farm di Keston, ottenne la nascita di tre piccoli, portati al volo regolarmente dai genitori. In epoche successive, allorquando si sono esaurite le importazioni dai luoghi di origine, molti  allevatori, tra i quali numerosi italiani, hanno ottenuto risultati positivi di nascite, tanto da stabilizzare sul mercato una costante presenza di soggetti. Significativo è stato l’impulso dato all’allevamento dal Prof .R. Massa, il quale ha non solo prodotto questo affabile pappagallo africano, ma, su un testo specifico, ha anche comunicato le esperienze vissute presso il Centro da Lui diretto, fornendo consigli preziosi.

In cattività necessita di un luogo in semi-ombra e di una voliera di modeste dimensioni, 120 cm. di lunghezza e 60 x 45 cm (base per altezza).

Anche una voliera dalle dimensioni più ampie può essere adeguata, ma dato il carattere del pappagallo e la sua necessità di nascondersi, come avviene in natura, si potrebbe rischiare di allungare i tempi per la riproduzione.

La cassetta-nido può variare nelle dimensioni, ma un suggerimento utile è che essa abbia la forma di “ L “(60 cm. di  altezza, 25 cm. di base, 25cm. di larghezza), ingresso nella parte superiore con foro da 7 cm. circa, apertura di uno sportellino sul lato e alla base della L per verifiche di deposizioni, costruito possibilmente con legno di faggio, poiché sufficientemente duro.

Minori sono i controlli, maggiore è la possibilità della deposizione, che può avvenire dall’estate sino a inverno inoltrato. Nidificano mediamente dopo un periodo di affiatamento di un paio di anni e producono  nidiate da 3 a 4 uova, dal mese di novembre, epoca della deposizione, a tutto maggio. Esse vengono covate per 28 giorni e in questo periodo le femmine sono per lo più alimentate dai maschi.

Possono deporre anche una seconda volta e si suggerisce di portare in un’altra voliera i giovani usciti dal nido poiché i genitori, specialmente il maschio, potrebbe iniziare a deplumarli.

In cattività è da ricordare che sono frugivori e, a seconda della stagione, si possono alimentare con ogni tipo di frutta, che però, se in presenza di piccoli, andrebbe integrata con carote, spinaci, patate bollite, pane e latte. Una buona miscela di semi è composta di miglio, scagliola, molto poco girasole (quasi un assaggio), arachidi sgusciate, avena e poca canapa. Gradita è anche una discreta quantità di spighe di panico e, come frutta, mele, pere, ciliegie, banane. Non suggerisco l’integrazione di tarme della farina al fine di fornire proteine, in quanto sono dannose se non calibrate e porterebbero alla gotta: direi anzi che possono essere decisamente escluse dalla dieta. Attualmente, per gli africani, sono in commercio pastoni completi e  sicuramente più indicati, ove l’apporto proteico non supera il 15%.

Non sono conosciute mutazioni, ma oggi vi sono soggetti portatori  o pezzati gialli al 90%, molti maschi e rare femmine, dai quali, con un mirato accoppiamento, sarà possibile fissare la colorazione giallo-arancio come quella che viene mostrata in foto e presente nell’allevamento dell’autore.

E’ recente la pubblicazione di un corposo e significativo libro sui Poicephalus edito dalla Wits University Press-Johannesburg, il cui autore Mike Perrin descrive e fornisce notizie complete di prima mano nel Parrots of Africa, Madagascar and the Mascarene Islands, rinvenibile per ora alla Libreria della Natura a Milano.

Riallacciandomi all’accenno biografico all’inizio dell’articolo, oggi, alla mia discreta “certa” età, ho riprodotto  un’amazzone auropalliata e, memore di quel pappagallo del Senegal, le ho insegnato la medesima canzoncina Ballando sotto la pioggia…forse per ritornare indietro nel tempo . . .. . . e trovare ricordi del tempo che fu!


Articolo di Guglielmo Petrantoni; foto dell’Autore e di  altri aventi diritto


 versteri : Florentius Abrahm  Verster van Wulverhost,zoologo e amministratore del Museo di storia    naturale di Leiden(1860-1920).

” mesotypus deriva dal greco : mesos metà o intermedio; tupos tipo , forma”.


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IL CONURO DORATO

IL CONURO DORATO   (Guaruba guaruba, Gmelin 1788)

Ararajuba (Brasil) ,Conure dorèe (F), Golden conure (GB), Goldsittich (D).

Il nome latino deriva dal greco Konos, che si traduce a punta e oura coda, letteralmente coda a punta; uccello nazionale del Brasile i cui colori richiamano, la bandiera dello Stato. Il nome brasiliano deriva dalla lingua indigena Tupì: guarà, uccello e yuba, giallo.

Il marchese di Tavistock, Sackville Russel, Duca di Bedford, famoso ornitologo, nel 1925 scriveva che “ seppure conosciuto in avicoltura, in cattività è sempre stato molto raro. In Gran Bretagna il Sig. Chapman che ne possedeva ben otto, glieli aveva ceduti per tentare la riproduzione.”

 

La coppia al nido

La coppia al nido

A suo dire “questi Conuri non sono particolarmente distruttivi, e gli stessi nidi non vengono rosicchiati, basta un minimo pretesto che iniziano a spiumarsi, ma è necessario fornire una giusta miscela di semi, con aggiunta di uva dolce e mele. Bisogna abituarli alla canapa e ai semi di girasole con gradualità, specialmente se di importazione. Sono animali robusti e resistenti abituati all’esterno, con un buon riparo.”

Tali considerazioni nascevano in quegli anni grazie alla penna di uno stimato e apprezzato ornitologo, e ritengo che oggi non siamo lontani da ciò che fu osservato e suggerito nel passato.

Il gruppo famigliare di guaruba

Il gruppo famigliare di guaruba

Nel 2014 sono entrato in possesso di un sub adulto maschio allevato dai genitori e solo successivamente ho potuto affiancargli una femmina di tre anni, sempre allevata dai genitori, grazie alla disponibilità del Sig. De Lorenzi, il quale alleva con successo questi splendidi pappagalli.

Subito, senza dover predisporre precauzioni, ho introdotto la femmina con il maschio, nella voliera occupata da tempo dal maschio. La voliera è lunga 4 metri e larga 1 metro, con copertura iniziale di 80 cm., in cui è collocata una mangiatoia girevole con tre scodelle per il cibo e una singola a parte per l’acqua, una copertura sul finale di 1 metro, dove ho posto un nido da 30×30 cm profondo 50 cm., con il foro di entrata di 20 cm..

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Questa soluzione consente per prima cosa di entrare in sicurezza nella voliera e poi di costringerli al volo lungo, dal nido alle mangiatoie.

Sin dai primi momenti, per i primi due giorni, l’indifferenza ha aleggiato nella voliera, ma al terzo giorno erano sempre vicini , tanto da dormire entrambi nel nido, un buon preludio e un positivo inizio per una futura riproduzione in cattività.

Comunque, mentre scrivo, ho avuto notizia dal Sig. De Lorenzi che un suo amico allevatore, quest’anno e precisamente nel mese di gennaio 2016, gli ha comunicato che la coppia di tre anni, che gli era stata ceduta, aveva deposto tre uova feconde, e probabilmente fra un paio di giorni si sarebbe verificato il lieto evento.

Sono notizie che porteranno a un consolidamento in cattività della specie.

Lo scorso anno alla fiera di Zwolle ho constatato la presenza di molti giovani della specie, ma di una taglia, secondo me, non conforme ai dati espressi dal Forsow nel libro dei pappagalli del mondo. Pur non di meno, anche l’occhio vuole la sua parte e certamente visivamente si trattava di soggetti di medio-piccola taglia, contrariamente ai soggetti che produce il Sig. De Lorenzi; basti pensare che la femmina cedutami è più grande del maschio, che è pur di grande taglia. Certo la minor taglia potrebbe essere un problema di selezione, ma forse sarebbe più corretto dire che i soggetti allevati a mano, per la voglia di accrescere numericamente le nidiate, creano pappagalli minuti, mentre, al contrario, con soggetti lasciati ai genitori si ha un prodotto nettamente superiore e sicuramente in breve tempo seguito dalla riproduzione.

Questa valutazione scaturisce anche da diversi fattori, in primo luogo che non sono presenti sul mercato molti animali, poi che la riproduzione è ancora in fase numericamente embrionale per disporre di giovani sufficienti e che non subiscano l’impulso del selvatico (wild imprintig), inoltre che il costo, che si mantiene giustamente elevato, anche se sceso di un po’, ne chiarirebbe la scarsa disponibilità sul mercato.

Ad ogni buon fine, qui di seguito fornirò alcuni dati e informazioni del soggetto in questione, per meglio orientare gli allevatori o aspiranti allevatori.

Presenta testa, parti superiori, parti inferiori e coda giallo brillante. Grandi copritrici secondarie, remiganti primarie e remiganti secondarie verde scuro, ma bisogna prestare attenzione perché alcuni soggetti mostrano una o due remiganti gialle. Sotto ala e copritrici gialle e remiganti giallo sporco. Timoniere con rachide bianco. Becco rosa pallido, più marrone alla base della mandibola superiore; anello orbitale bianco sporco, iride arancio o arancio tendente al marrone, zampe rosa.

 

il conuro dorato disegnato da Erik Perke

il conuro dorato disegnato da Erik Perke

I sessi sono simili, l’immaturo è marrone spento tendente al verde oliva, con striature verde scuro nelle parti superiori. Nella muta che porta all’acquisizione della livrea adulta, la testa, il sopraccoda e il dorso sono gli ultimi a mostrare il giallo brillante tipico dell’adulto.

Misure: ala 200-218; coda 141-165; becco 35-37; tarso19-23. I dati sono tratti dal Forsow (1973),da uno studio su campioni maschi e femmine. Non esiste alcuna sottospecie, anche se questa specie viene considerata da alcuni autori membro del genere Aratinga; tuttavia, sulla base di alcuni fattori morfologici, comportamentali ed ecologici, questo pappagallo è attribuito a un genere monotipico (Lesson).

Distribuito esclusivamente in Brasile da Maranhao sino all’ovest Paranà; intorno a Tocantins e Xingù dal fiume a Rio Tapajòs e oltre.

In natura si ciba di frutta e soprattutto dei frutti o pseudofrutti della palma di Euterpe (Martius 1824) alla ricerca della quale si dedica in forma gregaria. Si nutre anche di alcune piante coltivate come mango e mais; e poi Anacardium sprunaceum, Anacardium occidentalis, Protium Tetragastris,Visinia gjanensis, Inga,Byrsonima crassifolia, Carapa guainensis, Cercopia; e germogli di Symphonia.

Nidifica nei cavi degli alberi alti tra i 15 e i 30 metri, indifferentemente che siano alberi morti o vivi, usa anche nidi abbandonati di altre specie, talora anche solo per trascorrervi la notte, così come constatato in cattività. E’ facile trovare nidi che portano una nidiata di differenti stadi di crescita; depone dalle 2 alle 4 uova e forse anche 6; si notizia che in cattività sono stati segnalati 14 piccoli in un solo nido, con 6 adulti impegnati nella loro crescita, fatto che dimostra la facilità, anche in cattività, della vita in comune.

La stagione delle piogge coincide con la riproduzione, che in Brasile, nella zona di interesse, va da dicembre ad aprile. Durante tale stagione questi pappagalli occupano la foresta in prossimità di radure, ma anche in Europa il periodo potrebbe essere lo stesso .

Vive generalmente nella foresta pluviale tropicale nelle “terre ferme” ed evita le foreste periodicamente inondate dette varzeà, dove alla fine della stagione della riproduzione si trovano occasionalmente alcuni esemplari provenienti dalle zone secche immediatamente adiacenti.

Alcuni allevatori stranieri hanno avuto successo alla riproduzione del Guaruba: molti Americani e Sudamericani, avendo avuto a disposizione soggetti provenienti dai luoghi di origine, hanno fornito le utili notizie che riferisco per una giusta sistemazione delle misure dei nidi utilizzate:

W.C.Osman, gabbia lunga 5,4m x 1,8 m x 2,7 m altezza ; nido 46 cm x 30 cm.; alimentazione: semi per canarini e girasole, nocciole, papaya e mango.

Jim Hayward, Ken Dalton e Stephanie Belford, gabbia lunga 4,5m x 90cm x 1,8m di altezza; nido 37cm x 22 cm; alimentazione: semi di girasole bagnati, canapa, arachidi, mele, carota grattuggiata e aggiunta di vitamine/ minerali; pane bagnato con latte.

Ramon Noegel, gabbia interna lunghezza 1,2m x 60cm larga x 75 cm altezza; nessun dato su nido e alimentazione.

Giardino Zoologico di S. Antonio, gabbia lunga 2,1m x 2,1m x 2,70 altezza, con una parte chiusa di 1,20m x 1,20m x 2,1m altezza, nido 30 cm x 90 cm profondo. Alimentazione: pannocchie di mais, semi tritati di mais durante la riproduzione, fette di sedano, arachidi crude, mele, nettare per lori sciolto in acqua, due cucchiai di glucosio, cereali e malto per bambini.

I giovani di conuri appena usciti dal nido

I giovani di conuri appena usciti dal nido

In natura sono stati segnalati individui di colorazione rossa (Silva 1993); un solo caso di ibridazione con il guaruba x Aratinga leucophthalmus, nel 1989 Raymundo Nonato Riberio Bastos di Belo Horizonte.

Naturalmente oggi vi sono in commercio molti alimenti già preparati e più attinenti a una dieta mirata, ma la base dovrà essere quella che scaturisce dalla esperienza del singolo, applicata all’ esperienza di chi ci ha preceduto.

In Italia, nel 1981, M. Luise Wenner, al tempo curatrice dello zoo di Napoli, comunicò a T. Silva che, dopo 16 anni di permanenza in una voliera dello zoo, una coppia aveva deposto e prolificato in un nido con una base di 40 cm x 40 cm e una profondità di 50 cm.

Da allora non si ebbero più notizie ufficiali di nascite da coppie, ma finalmente, nell’anno 2011, il Sig. De Lorenzi poté segnalare la nascita, sino ai nostri giorni, di piccoli, regolarmente e per ogni successivo anno, tanto da disporre di una seconda coppia riproduttrice.

Tali coppie sono alloggiate in voliere da 4m x 6m di profondità, di cui per 2 metri coperte, e di altezza 2,30 m. I nidi sono molto grandi, simili a quelli usati per Ara, ma a L rovesciata. L’alimentazione base è costituita da nocciole aperte (10 per coppia), semi di girasole e misto per Ara, frutta e aggiunta di un prodotto commerciale estruso, prodotto dalla Viten di Povoletto (UD), a base di spirulina, peperoncino, bietola e curcuma , peraltro cibo assai gradito ai volatili in particolare nel periodo riproduttivo.

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Segnala l’allevatore che, seppure svezzati e involati, i pullus hanno continuato a frequentare il nido, anche quando la mamma aveva deposto una seconda covata, e tutti insieme stazionavano all’interno senza che alcuno ne fosse disturbato.

In natura sono stati segnalati individui di colorazione rossa (Silva 1993); un solo caso di ibridazione con il guaruba x Aratinga leucophthalmus, nel 1989 Raymundo Nonato Riberio Bastos di Belo Horizonte.

La sopravvivenza di questa specie è minacciata e in declino a causa della deforestazione rapida e continua che interessa vaste aree di habitat, dalla caccia e dalla cattura e dal taglio di frodo della pregiata pianta di mogano del brasile (Swietenia macrophylla). Si tratta di una specie protetta che da tempo è stata inserita nella lista rossa degli animali in pericolo di estinzione (CITES I/A).

Già durante il XVI secolo era considerato uccello raro ed estremamente prezioso, pari al valore commerciale di tre schiavi ! (Sick 1993), oggi ha comunque mantenuto il valore commerciale, pari o vicino ai 5000 euro.

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Colibrì, Lophornis magnificus di Ken Vance-Borland

Il colibrì sopra citato è allevato da Ken Vance Borland, docente presso l’Università americana dello Stato dell’Oregon, specializzato in biologia della conservazione, il quale ha riprodotto il colibrì brasiliano, chiamato Lophornis magnificus (Viellot,1817), che appartiene alla famiglia dei Trochlidae, tipico del Brasile, e che viene chiamato in dialetto topetnho vermelho.

Appena pochi giorni , e domain nascerà il secondo

Appena pochi giorni , e domain nascerà il secondo

Tutti questi uccelli del Nuovo Mondo mantengono stretti rapporti con i fiori di quelle regioni, nutrendosi del loro dolce succo, come fanno le Nettarine del Vecchio Mondo.

Gli apparati boccali delle specie suggitrici sono costituiti dal becco lungo di varie forme e curvature, con una lingua estensibile, mediante la quale l’uccello può agevolmente raggiungere il nutrimento liquido celato sul fondo dei fiori. La lingua è a forma di doccia e si riallaccia ai due lati alla svolta superiore del becco, formando con questo un tubo completamente chiuso. Nella parte anteriore, che può distendersi al momento della succhiatura, la lingua si biforca in due lamelle sottili e cornee dai bordi frangiati, arrotondate in modo da formare due microscopici canali, i quali rappresentano la continuazione esterna del canale del becco. Quando l’uccello sporge la lingua e la stende, nella cavità boccale si verifica un abbassamento di pressione, in virtù del quale il liquido viene assorbito; mentre bevono, stendono e ritirano la lingua con moto ininterrotto. Questa importante funzione funge anche da impollinatrice, tanto che la diffusione di alcune piante è dovuta proprio a questo lavoro.

Schermata 2016-06-27 alle 21.46.55Prediligono fiori dai colori appariscenti, in particolare rosso, giallo e bianco, che abbondano in secrezione di nettare e carenza di odore: solo la parte visiva fa da attrazione!

Di questi colibrì sono conosciute circa trecento specie, numero incerto dovuto alla presenza di numerose varietà e forme ibride a volte non individuabili, che popolano la fascia tropicale dell’America centrale e Meridionale, ma non mancano specie che si spingono sino in Alasca e in Labrador, altre invece all’estremo sud, sino alla Terra del Fuoco o addirittura sulle Ande.

Entrambi i piccoli godono di buona salute.

Entrambi i piccoli godono di buona salute.

Varie sono le misure dei colibrì (Acestrura bombus), dai più minuti di circa 60 cm. dalla punta del becco all’ estremità della coda, con un peso di 1,5 g., che depone un solo uovo del peso di decimi di grammo, al più grande, il colibrì gigante (Patagona gigas), molto vicino alle dimensioni di un rondone.

E veramente stupefacente come in un corpo sì piccolo riescano a prendere posto e funzionare tutti gli organi vitali, come in un assere di grande mole .

Anzi il grado di funzionalità dei minuscoli organi risulta persino elevato, perché il mantenimento della temperatura corporale e le altre funzioni richiedono tanto maggior sviluppo di energia quanto minore è il volume del corpo.

Respirano da 5 a 6 volte al secondo; pertanto, il cuore, rispetto alle dimensioni del corpo e di ogni altro organo, è più grande.

Nel breve volgere di due settimane si possono notare in piccoli ben cresciuti

Nel breve volgere di due settimane si possono notare in piccoli ben cresciuti

Il sangue è particolarmente ricco di globuli rossi e il metabolismo supera di gran lunga i dati conosciuti di altri animali a sangue caldo, fatto che giustifica il rapido processo di ricambio metabolico a fronte dell’elevato bisogno di sostanze nutritive,la tecnica di volo e il suo comportamento generale.

Tutte le azioni di volo sono simili al più conosciuto “nostrano” elicottero, ma si susseguono con una tale rapidità, come un lampo, che è impossibile tenere in un campo visivo l’uccello, a eccezione dei brevi istanti in cui sta aspirando il nettare dai fiori, in volo stazionario, simile a quello dei nostri insetti, inclinando le ali tanto da modificare la direzione della forza di sollevamento, o forza portante, e torcendo la coda per garantirne l’equilibrio.

La nidificazione avviene, con grande spirito inventivo da parte della femmina, adattando e sfruttando situazioni architettoniche vegetali, che le consentono di non diventare preda insieme alla prole, di usufruire di zone riparate da piogge o da esposizione al calore, come si evince dalle foto dello stesso Ken in ambiente controllato; solo il genere Aglaiocercus fa eccezione alla regola, dato che sono i maschi a costruire il nido, che viene usato anche come riparo notturno.

I colibrì non formano coppie stabili, sono poligami e si accoppiano con varie femmine che incontrano nei brevi periodi di sincronismo sessuale, allorquando sono recettivi: le femmine vengono attirate dal canto e da parate aeree, oltre che dalla iridescenza dei soggetti maschi, che si radunano anche in cosiddette “arene”, dove mostrano il meglio di sé. Tale corteggiamento è molto simile a quello degli Uccelli del Paradiso, la femmina dei quali sceglie il più bravo e appariscente.

Al termine della copula i partner si separano. La deposizione avviene nel numero massimo di due uova, bianche e di forma ellittica, e l’incubazione dura 16-9 giorni, che la femmina cova per il 70-90 % delle ore con luce, rimanendo immobile, quasi in stato di trance.

Lo sviluppo dei pulcini avviene nei 23-26 giorni successivi, alimentati ogni ora per due volte; la crescita si attua in modo oltremodo veloce e il peso forma è raggiunto già al decimo giorno. L’intero ciclo di crescita, compreso lo svezzamento, dura circa due mesi, mentre la vita media è di circa sette anni, sino a un massimo di dodici.

Non mi dilungo in altre informazioni tecniche, anche perché se ne potrebbe fare un trattato senza fine, ma chi fosse interessato può visitare l’oasi di S. Alessio con Vialone o con l’allevatore Rimoli, direttore del Centro colibrì Margherita Hack, al fine di osservare e fotografare questi stupendi esemplari.

Macroglossus stellatarum, così detta Sfinge simile per movimento al colibrì.

Macroglossus stellatarum, così detta Sfinge simile per movimento al colibrì.

Aggiungo la notizia di una curiosità scientifica accaduta di recente: un mio amico ha riferito che, mentre stava lavorando all’interno di un capannone riscaldato, notò, a suo dire, un “colibrì” che, col tipico volo, cercava una uscita dalla finestra. Mi sono stupito e, sebbene avessi più volte ritenuto il fatto impossibile, ho profuso tutte le mie conoscenze del campo per tentare di giungere a una spiegazione.

Bene, è vero che volava e si spostava a mo’ di colibrì ed era piccolo come un uccello mosca, ma era in realtà una farfalla nostrana, Macroglossus stellatarum o Sfinge del galio, insetto confondibile con i colibrì per grandezza e movimenti, e munita di lunga spirotromba auto-avvolgibile, che serve per aspirare nettare dai fiori, tanto da essere anche chiamata sfinge colibrì.

Articolo di G .Petrantoni, foto K. Vance-Borland

Riferimenti:

Colibrì, Società Italiana di Scienze Naturali, volume 91 fascicolo 2, ed. 2002, Milano;

Hummingbirds, American Museum of Natural History, ed. 1960, New York;

The Hummingbird Collection, in Collegio S. Giuseppe, Museo Nazionale di Scienze Naturale, ed. 1999, Torino;

Hummingbirds Gardens, 2IST Century Gardening Series, ed. 2007, Brooklyn

Schermata 2016-06-27 alle 21.49.18La femmina ben nascosta tra il fogliame è in cova.

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Tony Silva: La variabilità della Amazona aestiva (prima parte)

 

 

 

Schermata 2016-06-26 alle 19.33.41

 

Carolus Linnaeus (Linné) ha pubblicato il 10 ° edizione del suo elenco sistematico nel 1758. Il suo Systema Naturae ha dato ordine al concetto di specie, con un generico e una sottospecie nome-la cosiddetta nomenclatura binomiale; la decima edizione è considerata il punto di partenza della nomenclatura zoologica. Questo concetto ha permesso agli scienziati di tutto il mondo a riconoscere lo stesso individuo con lo stesso nome; l’uso di nomi comuni in genere si è rivelato tremendamente errante, e così diversi, come fanno ora usano diversi nomi comuni per la stessa specie. Questo principio scientifico indiscutibilmente avanzata di scienza, è ancora in uso oggi.

Linné ha chiamato a pagina 101 di Systema Naturae un uccello, Psittacus aestivus, il nome generico che lo identifica come un pappagallo e la specie come un uccello il cui colore gli ricordava l’estate; Aestiva moderno è la forma femminile della aestivus aggettivo latino; il Psittacus generico, al momento conteneva tutti Psittaciformes. La specie è stata identificata come proveniente da “America” ed è stato nominato sia da una rappresentazione in un dipinto o di un uccello importato da un marinaio per un animale domestico. Nessun tipo di campione è stato assegnato, e quindi non sapremo mai cosa ha costituito la base per la descrizione.

 

La voce latina a pagina 101 del Systema Naturae è formulato come segue:

“Habitat in America.

“Corpus magnitudine Columbae, viride, dorso adsperso pennis luteis. Facies flava. Frons caerulea. Vertex albidus timoniere virides Apice pallidiores:. 1.2.3. Bafi interno rubrae; a I et sono esterni lutere caerulea. Omeri Fulvi s. sanguinei remiganti primores Nigrae apice caerulescentes, latere virides esterne.; anteriores secundariae latere vasta rispetto rubrae BaFin. Rostrum nigrum.

La descrizione è una frase di interesse specifico: i latino omeri Fulvi s. sanguinei si traduce in spalle Rosso con il giallo. Queste poche parole sono rilevanti per questo articolo come discusso più avanti.

Quasi duecento anni dopo Linné, il campo tipo è stato assegnato come “il Brasile del sud” da CE Hellmayr nel suo catalogo degli uccelli delle Americhe. Questo è il secondo punto importante.

 

Il tipo di campione è il singolo utilizzato per la denominazione di una specie e viene utilizzato come riferimento per tutti gli altri lavori che comportano che le specie e la sua tassonomia. Il Linné ha identificato,che era un uccello il cui piumaggio aveva verde, giallo e blu aveva nella testa e rosso e giallo alla curva dell’ala. Il colore della curva dell’ala è diventata la caratteristica unica di identificazione che ha separato il nominare (o il primo nome) forma dalle sottospecie descritte nel 1896 da Berlepsch come Chrysotis Aestiva xanthopteryx. (Ilgenerico Chrysotis è stato successivamente sostituito da Amazona in JL Peters Check-list degli uccelli del mondo, nel 1937.) Berlepsch chiamato il  xanthopteryx pappagallo a seguito della presenza di piume gialle alla curva dell’ala. Il tipo per xanthopteryx ha origine da Bueyes del Beni, Bolivia.

Il lavoro ornitologico ha successivamente affinato la distribuzione:  la aestiva nominarta aveva una gamma centrato negli stati del Brasile nord-orientali del Pará, Tocantins, Piauí, Bahia, Minas Gerais, Goiás e Matogrosso, con un po ‘anche incluso, come parte della gamma di São Paulo e Paraná; e xanthopteryx occupando l’area a sud e ad ovest della Aestiva, che si estende dal sud-occidentale del Brasile alla Bolivia orientale, attraverso il Paraguay a nord

dell’Argentina. All’interno di questo grande gamma ci si aspetterebbe variabilità nel colore, specialmente nella misura di blu e giallo. Il problema è che la realtà non si avvicina al concetto postulato di due distinte sottospecie facilmente separabili. Invece si trovano uccelli con caratteristiche di xanthopteryx all’interno ,nell’intervallo aestiva e viceversa, nonché una zona di contatto ampia. C’è anche la questione della descrizione data dal Linné, che si riferisce chiaramente agli uccelli dal contatto zone, un dato di fatto ribadito dal Hellmayr decenni più tardi quando ha assegnato l’intervallo per aestiva come rientrante nella zona di contatto delle due sottospecie. Il rosso (e solo rosso) piegato ampiamente accettato alla fine dell’ala utilizzato per distinguere aestiva non sembra plausibile in luogo di descrizione Linnéo.

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Il nome volgare è stato anche irto di problemi. In teoria, aestiva dovrebbe essere chiamato l’Amazzonia Blu-fronteggiato e xanthopteryx il giallo-alato Amazon, una traduzione diretta diXantho = giallo e pteryx = ala. Avicoltori hanno spesso lottato per identificare le sottospecie e di solito chiamare tutti birdsin, Inglese Blu-fronted Amazon.

In questo articolo tento di dare chiarezza ad un soggetto piuttosto difficile. Prima di tutto lasciatemi identificare i problemi esistenti, in modo che possano essere discussi:

1) Poiché il campione utilizzato da Linné non può essere esaminata, abbiamo davvero alcuna idea della portata del rosso e giallo sulla curva dell’ala e, soprattutto, la morfologia dell’uccello (come sarà discusso più avanti). La descrizione di Linneo esclude chiaramente la forma chiamata Bahia in Europa e AUA (pronunciato A-wah) in Brasile, che ha una curva rossa dell’ala, ha un corpo più snello, più muscoloso, presenta dimorfismo sessuale (i maschi hanno basi rosse a le piume di gola) e ha una combinazione di colori quasi costante: il giallo (che forma una pettorina variabile) è d’oro, l’azzurro è pallido e il piumaggio è un pallido verde. Qui mi riferisco a questa forma come AUA, che è il nome brasiliano nativo più comune per esso; Bahia (come viene chiamato in Europa) è uno stato nel nord-est del Brasile e si riferisce solo a una parte di un’area più ampia distribuzione per questa forma distintiva. È stato l’uccello che Linnéo ha utilizzato (come suggerito da sua descrizione) un ibrido dalla zona di contatto, data la descrizione di rosso e giallo e la conseguente assegnazione del tipo di località a sud del Brasile?

2) Il modulo chiamato AUA, ha sia popolazioni isolate (ad esempio, Serra das Capivaras e Serra dos Confuçoes, Paui) e le popolazioni che vengono a contatto con aestiva tipico, con la quale si ibrida facilmente. È la popolazione nucleo di Bahia sufficientemente distinto da giustificare di essere separati come una specie distinta o sottospecie? Does genetica molecolare suggeriscono che è distinta da altre forme di Aestiva?

3) La zona di contatto tra aestiva e xanthopteryx è ampio e anche all’interno della gamma più settentrionale di aestiva si ritrova individui con giallo alla fine dell’ala, come esemplari di Belém do Pará e Aragarças, Caldas Novas, Araguacema e Nova Roma a Goiás e tenutosi negli archivi del MuseuNacional a Rio de Janeiro e il Museo de Zoologia di San Paolo e anche individui confiscati dalle autorità da cacciatori a Bahia, Brasile spettacolo. Questo significa che questa specie è così variabile che è impossibile separare le forme e che una nozione singola specie applica?

4) C’è costanza nell’aspetto in aree geografiche specifiche, o c’è variabilità in tutte le popolazioni nel grado di giallo e blu sulla testa, anche in presenza di colori rosso e giallo o entrambi sulla curva dell’ala?

5) Qual è la presenza di individui di uccelli blu faccia che la mancanza quasi tutti (se non tutti) le tracce di colore giallo dalla faccia e trovato in alcune parti del sud del Brasile? Sono distinti da persone provenienti da Sierra de Santa Bárbara nelle province argentine di Salta e Jujuy? Hanno anche rappresentare un sottospecie non descritta?

6) Infine, come fa un indirizzo errato nomenclatura apparente dove Linné’s aestiva descrive un uccello le cui caratteristiche si approssima a quello di xanthopteryx?

 

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Articolo di Tony Silva

La traduzione, al meglio interpetrata, è di Guglielmo Ptrantoni

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