Colibrì, Lophornis magnificus di Ken Vance-Borland

Il colibrì sopra citato è allevato da Ken Vance Borland, docente presso l’Università americana dello Stato dell’Oregon, specializzato in biologia della conservazione, il quale ha riprodotto il colibrì brasiliano, chiamato Lophornis magnificus (Viellot,1817), che appartiene alla famiglia dei Trochlidae, tipico del Brasile, e che viene chiamato in dialetto topetnho vermelho.

Appena pochi giorni , e domain nascerà il secondo

Appena pochi giorni , e domain nascerà il secondo

Tutti questi uccelli del Nuovo Mondo mantengono stretti rapporti con i fiori di quelle regioni, nutrendosi del loro dolce succo, come fanno le Nettarine del Vecchio Mondo.

Gli apparati boccali delle specie suggitrici sono costituiti dal becco lungo di varie forme e curvature, con una lingua estensibile, mediante la quale l’uccello può agevolmente raggiungere il nutrimento liquido celato sul fondo dei fiori. La lingua è a forma di doccia e si riallaccia ai due lati alla svolta superiore del becco, formando con questo un tubo completamente chiuso. Nella parte anteriore, che può distendersi al momento della succhiatura, la lingua si biforca in due lamelle sottili e cornee dai bordi frangiati, arrotondate in modo da formare due microscopici canali, i quali rappresentano la continuazione esterna del canale del becco. Quando l’uccello sporge la lingua e la stende, nella cavità boccale si verifica un abbassamento di pressione, in virtù del quale il liquido viene assorbito; mentre bevono, stendono e ritirano la lingua con moto ininterrotto. Questa importante funzione funge anche da impollinatrice, tanto che la diffusione di alcune piante è dovuta proprio a questo lavoro.

Schermata 2016-06-27 alle 21.46.55Prediligono fiori dai colori appariscenti, in particolare rosso, giallo e bianco, che abbondano in secrezione di nettare e carenza di odore: solo la parte visiva fa da attrazione!

Di questi colibrì sono conosciute circa trecento specie, numero incerto dovuto alla presenza di numerose varietà e forme ibride a volte non individuabili, che popolano la fascia tropicale dell’America centrale e Meridionale, ma non mancano specie che si spingono sino in Alasca e in Labrador, altre invece all’estremo sud, sino alla Terra del Fuoco o addirittura sulle Ande.

Entrambi i piccoli godono di buona salute.

Entrambi i piccoli godono di buona salute.

Varie sono le misure dei colibrì (Acestrura bombus), dai più minuti di circa 60 cm. dalla punta del becco all’ estremità della coda, con un peso di 1,5 g., che depone un solo uovo del peso di decimi di grammo, al più grande, il colibrì gigante (Patagona gigas), molto vicino alle dimensioni di un rondone.

E veramente stupefacente come in un corpo sì piccolo riescano a prendere posto e funzionare tutti gli organi vitali, come in un assere di grande mole .

Anzi il grado di funzionalità dei minuscoli organi risulta persino elevato, perché il mantenimento della temperatura corporale e le altre funzioni richiedono tanto maggior sviluppo di energia quanto minore è il volume del corpo.

Respirano da 5 a 6 volte al secondo; pertanto, il cuore, rispetto alle dimensioni del corpo e di ogni altro organo, è più grande.

Nel breve volgere di due settimane si possono notare in piccoli ben cresciuti

Nel breve volgere di due settimane si possono notare in piccoli ben cresciuti

Il sangue è particolarmente ricco di globuli rossi e il metabolismo supera di gran lunga i dati conosciuti di altri animali a sangue caldo, fatto che giustifica il rapido processo di ricambio metabolico a fronte dell’elevato bisogno di sostanze nutritive,la tecnica di volo e il suo comportamento generale.

Tutte le azioni di volo sono simili al più conosciuto “nostrano” elicottero, ma si susseguono con una tale rapidità, come un lampo, che è impossibile tenere in un campo visivo l’uccello, a eccezione dei brevi istanti in cui sta aspirando il nettare dai fiori, in volo stazionario, simile a quello dei nostri insetti, inclinando le ali tanto da modificare la direzione della forza di sollevamento, o forza portante, e torcendo la coda per garantirne l’equilibrio.

La nidificazione avviene, con grande spirito inventivo da parte della femmina, adattando e sfruttando situazioni architettoniche vegetali, che le consentono di non diventare preda insieme alla prole, di usufruire di zone riparate da piogge o da esposizione al calore, come si evince dalle foto dello stesso Ken in ambiente controllato; solo il genere Aglaiocercus fa eccezione alla regola, dato che sono i maschi a costruire il nido, che viene usato anche come riparo notturno.

I colibrì non formano coppie stabili, sono poligami e si accoppiano con varie femmine che incontrano nei brevi periodi di sincronismo sessuale, allorquando sono recettivi: le femmine vengono attirate dal canto e da parate aeree, oltre che dalla iridescenza dei soggetti maschi, che si radunano anche in cosiddette “arene”, dove mostrano il meglio di sé. Tale corteggiamento è molto simile a quello degli Uccelli del Paradiso, la femmina dei quali sceglie il più bravo e appariscente.

Al termine della copula i partner si separano. La deposizione avviene nel numero massimo di due uova, bianche e di forma ellittica, e l’incubazione dura 16-9 giorni, che la femmina cova per il 70-90 % delle ore con luce, rimanendo immobile, quasi in stato di trance.

Lo sviluppo dei pulcini avviene nei 23-26 giorni successivi, alimentati ogni ora per due volte; la crescita si attua in modo oltremodo veloce e il peso forma è raggiunto già al decimo giorno. L’intero ciclo di crescita, compreso lo svezzamento, dura circa due mesi, mentre la vita media è di circa sette anni, sino a un massimo di dodici.

Non mi dilungo in altre informazioni tecniche, anche perché se ne potrebbe fare un trattato senza fine, ma chi fosse interessato può visitare l’oasi di S. Alessio con Vialone o con l’allevatore Rimoli, direttore del Centro colibrì Margherita Hack, al fine di osservare e fotografare questi stupendi esemplari.

Macroglossus stellatarum, così detta Sfinge simile per movimento al colibrì.

Macroglossus stellatarum, così detta Sfinge simile per movimento al colibrì.

Aggiungo la notizia di una curiosità scientifica accaduta di recente: un mio amico ha riferito che, mentre stava lavorando all’interno di un capannone riscaldato, notò, a suo dire, un “colibrì” che, col tipico volo, cercava una uscita dalla finestra. Mi sono stupito e, sebbene avessi più volte ritenuto il fatto impossibile, ho profuso tutte le mie conoscenze del campo per tentare di giungere a una spiegazione.

Bene, è vero che volava e si spostava a mo’ di colibrì ed era piccolo come un uccello mosca, ma era in realtà una farfalla nostrana, Macroglossus stellatarum o Sfinge del galio, insetto confondibile con i colibrì per grandezza e movimenti, e munita di lunga spirotromba auto-avvolgibile, che serve per aspirare nettare dai fiori, tanto da essere anche chiamata sfinge colibrì.

Articolo di G .Petrantoni, foto K. Vance-Borland

Riferimenti:

Colibrì, Società Italiana di Scienze Naturali, volume 91 fascicolo 2, ed. 2002, Milano;

Hummingbirds, American Museum of Natural History, ed. 1960, New York;

The Hummingbird Collection, in Collegio S. Giuseppe, Museo Nazionale di Scienze Naturale, ed. 1999, Torino;

Hummingbirds Gardens, 2IST Century Gardening Series, ed. 2007, Brooklyn

Schermata 2016-06-27 alle 21.49.18La femmina ben nascosta tra il fogliame è in cova.

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Tony Silva: La variabilità della Amazona aestiva (prima parte)

 

 

 

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Carolus Linnaeus (Linné) ha pubblicato il 10 ° edizione del suo elenco sistematico nel 1758. Il suo Systema Naturae ha dato ordine al concetto di specie, con un generico e una sottospecie nome-la cosiddetta nomenclatura binomiale; la decima edizione è considerata il punto di partenza della nomenclatura zoologica. Questo concetto ha permesso agli scienziati di tutto il mondo a riconoscere lo stesso individuo con lo stesso nome; l’uso di nomi comuni in genere si è rivelato tremendamente errante, e così diversi, come fanno ora usano diversi nomi comuni per la stessa specie. Questo principio scientifico indiscutibilmente avanzata di scienza, è ancora in uso oggi.

Linné ha chiamato a pagina 101 di Systema Naturae un uccello, Psittacus aestivus, il nome generico che lo identifica come un pappagallo e la specie come un uccello il cui colore gli ricordava l’estate; Aestiva moderno è la forma femminile della aestivus aggettivo latino; il Psittacus generico, al momento conteneva tutti Psittaciformes. La specie è stata identificata come proveniente da “America” ed è stato nominato sia da una rappresentazione in un dipinto o di un uccello importato da un marinaio per un animale domestico. Nessun tipo di campione è stato assegnato, e quindi non sapremo mai cosa ha costituito la base per la descrizione.

 

La voce latina a pagina 101 del Systema Naturae è formulato come segue:

“Habitat in America.

“Corpus magnitudine Columbae, viride, dorso adsperso pennis luteis. Facies flava. Frons caerulea. Vertex albidus timoniere virides Apice pallidiores:. 1.2.3. Bafi interno rubrae; a I et sono esterni lutere caerulea. Omeri Fulvi s. sanguinei remiganti primores Nigrae apice caerulescentes, latere virides esterne.; anteriores secundariae latere vasta rispetto rubrae BaFin. Rostrum nigrum.

La descrizione è una frase di interesse specifico: i latino omeri Fulvi s. sanguinei si traduce in spalle Rosso con il giallo. Queste poche parole sono rilevanti per questo articolo come discusso più avanti.

Quasi duecento anni dopo Linné, il campo tipo è stato assegnato come “il Brasile del sud” da CE Hellmayr nel suo catalogo degli uccelli delle Americhe. Questo è il secondo punto importante.

 

Il tipo di campione è il singolo utilizzato per la denominazione di una specie e viene utilizzato come riferimento per tutti gli altri lavori che comportano che le specie e la sua tassonomia. Il Linné ha identificato,che era un uccello il cui piumaggio aveva verde, giallo e blu aveva nella testa e rosso e giallo alla curva dell’ala. Il colore della curva dell’ala è diventata la caratteristica unica di identificazione che ha separato il nominare (o il primo nome) forma dalle sottospecie descritte nel 1896 da Berlepsch come Chrysotis Aestiva xanthopteryx. (Ilgenerico Chrysotis è stato successivamente sostituito da Amazona in JL Peters Check-list degli uccelli del mondo, nel 1937.) Berlepsch chiamato il  xanthopteryx pappagallo a seguito della presenza di piume gialle alla curva dell’ala. Il tipo per xanthopteryx ha origine da Bueyes del Beni, Bolivia.

Il lavoro ornitologico ha successivamente affinato la distribuzione:  la aestiva nominarta aveva una gamma centrato negli stati del Brasile nord-orientali del Pará, Tocantins, Piauí, Bahia, Minas Gerais, Goiás e Matogrosso, con un po ‘anche incluso, come parte della gamma di São Paulo e Paraná; e xanthopteryx occupando l’area a sud e ad ovest della Aestiva, che si estende dal sud-occidentale del Brasile alla Bolivia orientale, attraverso il Paraguay a nord

dell’Argentina. All’interno di questo grande gamma ci si aspetterebbe variabilità nel colore, specialmente nella misura di blu e giallo. Il problema è che la realtà non si avvicina al concetto postulato di due distinte sottospecie facilmente separabili. Invece si trovano uccelli con caratteristiche di xanthopteryx all’interno ,nell’intervallo aestiva e viceversa, nonché una zona di contatto ampia. C’è anche la questione della descrizione data dal Linné, che si riferisce chiaramente agli uccelli dal contatto zone, un dato di fatto ribadito dal Hellmayr decenni più tardi quando ha assegnato l’intervallo per aestiva come rientrante nella zona di contatto delle due sottospecie. Il rosso (e solo rosso) piegato ampiamente accettato alla fine dell’ala utilizzato per distinguere aestiva non sembra plausibile in luogo di descrizione Linnéo.

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Il nome volgare è stato anche irto di problemi. In teoria, aestiva dovrebbe essere chiamato l’Amazzonia Blu-fronteggiato e xanthopteryx il giallo-alato Amazon, una traduzione diretta diXantho = giallo e pteryx = ala. Avicoltori hanno spesso lottato per identificare le sottospecie e di solito chiamare tutti birdsin, Inglese Blu-fronted Amazon.

In questo articolo tento di dare chiarezza ad un soggetto piuttosto difficile. Prima di tutto lasciatemi identificare i problemi esistenti, in modo che possano essere discussi:

1) Poiché il campione utilizzato da Linné non può essere esaminata, abbiamo davvero alcuna idea della portata del rosso e giallo sulla curva dell’ala e, soprattutto, la morfologia dell’uccello (come sarà discusso più avanti). La descrizione di Linneo esclude chiaramente la forma chiamata Bahia in Europa e AUA (pronunciato A-wah) in Brasile, che ha una curva rossa dell’ala, ha un corpo più snello, più muscoloso, presenta dimorfismo sessuale (i maschi hanno basi rosse a le piume di gola) e ha una combinazione di colori quasi costante: il giallo (che forma una pettorina variabile) è d’oro, l’azzurro è pallido e il piumaggio è un pallido verde. Qui mi riferisco a questa forma come AUA, che è il nome brasiliano nativo più comune per esso; Bahia (come viene chiamato in Europa) è uno stato nel nord-est del Brasile e si riferisce solo a una parte di un’area più ampia distribuzione per questa forma distintiva. È stato l’uccello che Linnéo ha utilizzato (come suggerito da sua descrizione) un ibrido dalla zona di contatto, data la descrizione di rosso e giallo e la conseguente assegnazione del tipo di località a sud del Brasile?

2) Il modulo chiamato AUA, ha sia popolazioni isolate (ad esempio, Serra das Capivaras e Serra dos Confuçoes, Paui) e le popolazioni che vengono a contatto con aestiva tipico, con la quale si ibrida facilmente. È la popolazione nucleo di Bahia sufficientemente distinto da giustificare di essere separati come una specie distinta o sottospecie? Does genetica molecolare suggeriscono che è distinta da altre forme di Aestiva?

3) La zona di contatto tra aestiva e xanthopteryx è ampio e anche all’interno della gamma più settentrionale di aestiva si ritrova individui con giallo alla fine dell’ala, come esemplari di Belém do Pará e Aragarças, Caldas Novas, Araguacema e Nova Roma a Goiás e tenutosi negli archivi del MuseuNacional a Rio de Janeiro e il Museo de Zoologia di San Paolo e anche individui confiscati dalle autorità da cacciatori a Bahia, Brasile spettacolo. Questo significa che questa specie è così variabile che è impossibile separare le forme e che una nozione singola specie applica?

4) C’è costanza nell’aspetto in aree geografiche specifiche, o c’è variabilità in tutte le popolazioni nel grado di giallo e blu sulla testa, anche in presenza di colori rosso e giallo o entrambi sulla curva dell’ala?

5) Qual è la presenza di individui di uccelli blu faccia che la mancanza quasi tutti (se non tutti) le tracce di colore giallo dalla faccia e trovato in alcune parti del sud del Brasile? Sono distinti da persone provenienti da Sierra de Santa Bárbara nelle province argentine di Salta e Jujuy? Hanno anche rappresentare un sottospecie non descritta?

6) Infine, come fa un indirizzo errato nomenclatura apparente dove Linné’s aestiva descrive un uccello le cui caratteristiche si approssima a quello di xanthopteryx?

 

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Articolo di Tony Silva

La traduzione, al meglio interpetrata, è di Guglielmo Ptrantoni

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Un amazzone tanto rara, quanto in via di declino

Un amazzone tanto rara, quanto in via di declino

 

Il genere Amazona è confinato alla regione neo-tropicale, che si estende dal Messico a nord , all’Argentina a sud.

Delle 27 specie esistenti, nove sono native delle indie Occidentali con cinque di queste e due sottospecie a rischio di estinzione o minacciate.

L'amazzone di Abaco frquentatrice della pineta a sud dell'isola

L’amazzone di Abaco frquentatrice della pineta a sud dell’isola

La cubana (amazona leucocephala) è specie politipica con 5 sottospecie riconosciute: A.l.leucocephala, Cuba; A.l.palmarum cuba occidentale e isola della Gioventù; A.l.caymanensisGran Cayman; A.l.hesterna Cayman brac e Al.bahamensis Bahamas, che negli anni addietro era presente su tutte le maggiori isole dell’arcielago.

Oggi questa sottospecie è considerata in via di estinzione e sopravvive solo sull’isola di Abaco e Great Inagua all’estremità nord e sud . Negli ultimi anni la popolazione ha cominciato a diminuire a causa della distruzione dell’habitat, al disboscamento, allo sviluppo,agli uragani , alla caccia e cattura. Il soggetto tipico si presenta molto più piccolo della nominale Amazzone di Cuba, quasi la metà di taglia, come una Amazona Albifrons saltuensis,dai colori più vivaci ed un verde del corpo intenso , con oraluture della penna che si evidenziano come se fosse squamata, il rosso del collo esteso e allargato appena sotto il becco avorio , che scende al petto e si mischia al verde del corpo.

Sul fondo calcareo del nido sono visibili due piccoli

Sul fondo calcareo del nido sono visibili due piccoli

Nel 1977 fu stimata una popolazione poco inferiore alle mille unità, ed oggi grazie ai programmi di conservazione giungono risultati positivi in crescendo.

Al contrario della popolazione che vive su Inagua e di altre sottospecie delle isole caraibiche, questa costruisce esclusivamente i nidi nelle cavità sotterranee, tale abitudine è unica di tutte le specie delle Amazzoni o dei pappagalli del Nuovo Mondo.

Dal 1985 vengono monitorate e studiata la biologia riproduttiva, purtroppo il successo sulle nidificazioni è scarso in quanto sono soggette alla predazione dei gatti selvatici .Le misure di conservazione per proteggere il suo habitat sono state attivate da tempo , poiché i numeri delle presenze sono sufficienti per mantenere la vitalità biologica.La popolazione della Amazzone di Abaco occupa una zona di pini e cedui misti di latifoglie nel sud dell’isola.

L'sola di Abaco ,a sud il grande comprensorio boschivo di pini caraibici

L’sola di Abaco ,a sud il grande comprensorio boschivo di pini caraibici

Come precedentemente accennato essi nidificano nelle cavità calcaree del sottosuolo.. I nidi variano da profondità dai 39 centimetri sino a 323 centimetri, con una media di 125 centimetri. In molti di questi, lungo le pareti vi sono sporgenze rocciose che consentono di nascondere le uova all’interno. Sul fondo solo qualche pezzo di ramo e un po’ di piumino fanno da lettiera.

I pappagalli di Abaco sono monogami,e le coppie permangono nelle vicinanze del nido anche dopo l’involo, per proteggerlo da occasionali intrusi. Depongono un’unica covata di due ed al massimo quattro uova, a fine maggio o inizio giugno. La femmina permane al nido costantemente ed il maschio provvede ad alimentarla durante il giorno, con una media di quattro volte al giorno, prevalentemente al mattino ed al tardo pomeriggio.

La mamma ed il piccolo sul fondo nido, siamo prossimi all'involo

La mamma ed il piccolo sul fondo nido, siamo prossimi all’involo

Le femmine non si allontanano dal nido se non che per una volta al dì e per non più di trenta minuti.

Le uova schiudono in momenti diversi , circa da 26 a 28 giorni dal momento che iniziata l’incubazione, e 56 – 58 giorni dopo la schiusa, tra la fine di agosto e i primi di settembre, i piccoli iniziano a risalire il nido, solo quando i genitori li incitano dall’alto della imboccatura del nido. I piccoli iniziano così i voli accompagnati dai loro genitori, e coprendo distanze considerevoli con voli circa di 300metri, si spostano al fine di procurarsi il cibo.abaco parrot

A differenza degli altri pappagalli caraibici, Le amazzoni bahamensis su Abaco hanno un basso tasso di successo riproduttivo con poco meno del 50% di uova che completano il ciclo.

Molte sono le cause : disturbo antropico con il bracconaggio dei piccoli; allagamento dei nidi durante le piogge; uova abbandonate; predazione da parte di serpenti, granchi di terra, gatti selvatici; e per quello che mi risulta dalle ultime osservazioni fatte dalla biologa Caterine Stahla, anche da parte di procioni, introdotti dall’uomo al nord dell’isola.

La maggior causa sono comunque i gatti selvatici, dove uno specifico monitoraggio ha stabilito solo il ventinove per cento delle covate sono portate a compimento . La nidificazione al suolo crea di fatto una vulnerabilità e successiva scarsa protezione dai selvatici.

Ad Ardastra Gardens, una struttura zoologica a Nassau, il Bahama Parrot ha contribuito all’allevamento in cattività, dove nel 1994 ha allevato tre piccoli ed uno nel1995, ed il Governo – Dipartimento dell’agricoltura -sta attualmente espandendo il programma di riproduzione.

La sua alimentazione, specialmente durante la stagione riproduttiva, varia da frutti , semi e fiori di circa diciotto specie presenti.

Uno scatto notturno al nido , con la presenza della mamma.

Uno scatto notturno al nido , con la presenza della mamma.

Il frutto del Guava selvatico (Tetrazygia bicolor) è ra i preferiti frutti, poi l’agrifoglio (Ilex krugiana), foglie di fico selvatico (Ficus citifolia), agrifoglio delle Bahamas (Xylosma buxzfolium), gomma (Bursera sima ruba), e poi ancora Acacia choriophilla, Metopium toxiferum, Petitia domigensis, Zamia pumilia, Ernodea littoralis, Smilax havanensis, Exotea paniculata, semi acerbi di pigne dei caraibi , che ne è la principale fonte, tanto che al sud dell’isola sorge una pineta lussureggiante.

Non mi risulta che ufficialmente siano in circolazione soggetti presso allevatori europei, certamente negli Stati Uniti , ma di fatto non sono mai state date autorizzazioni da quel Governo, per una qualsiasi motivazione per la riproduzione.

Ho solo una sottile notizia della presenza di una coppia, giunta al tempo via mare , e presente in Sicilia, purtroppo sino ad oggi non mi è dato avere alcuna conferma.

Testo Guglielmo Petrantoni

Foto Caterine Stahala,e Rolling Harbour Abaco.

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Amazzone testa gialla messicana

Amazzone a testa gialla messicana (Amazona ochrocephala oratrix)

Ho rivisto con grande piacere il Dott. Giovanni Muggiasca, dopo quasi un ventennio, e mi sono intrattenuto con lui a pranzo in un continuo racconto di ricordi ornitologici, tanto avvincenti che s’era fatta sera senza che ce ne accorgessimo.
Per chi non lo avesse mai sentito nominare, preciso che è stato ed è un grande estimatore, collezionista e allevatore della Amazzone a testa gialla messicana; ha viaggiato in Messico nella costa caraibica da Soto la Marina a nord, sino a Tampico e a Veracruz, per scoprire e valutare la citata amazzone, sia in natura che in cattività.

Il dott. Muggiasca, negli anni settanta

Il dott. Muggiasca, negli anni settanta

Di questo viaggio effettuato dalla metà del mese di febbraio racconterò le impressioni che lo stesso Giovanni mi ha trasmesso e che io relaziono per gli appassionati.
In natura poche sono le presenze della Amazzone, circa una dozzina di esemplari, di solito isolati o coppie adulte. Tali rilevamenti sono stati fatti nella Sierra de Tamaulipas e a Ciudad Victoria, mentre, al contrario, sono stati osservati numerosi gruppi di volo della Amazona viridigenalis, Amazzone a guance verdi che è transitata nella lista dell’allegato A, anche se quantitativamente è molto presente. Ritengo che questa valutazione per il transito nella lista a rischio sia dovuto al fatto che, quando erano ancora aperte le esportazioni, negli Stati Uniti ne venivano trasferite un numero così elevate da rendere necessaria una limitazione al traffico di commercializzazione. Stessa sorte in tempi più recenti è toccata alla Amazzone a testa gialla, molto più richiesta da commercianti e allevatori.

amazona oratrix gialla Una femmina di Amazzone testa gialla, di terza generazione

amazona oratrix gialla

In cattività pochi sono i soggetti, anche nei mercati al nord di Tampico e nelle vicinanze di Veracruz, tanto da avere l’impressione “che siano diventate rare persino in Messico”, mentre l’ Amazzone a guance verdi si trova ovunque.
Insomma lo scopo del viaggio era di chiarire gli interrogativi sull’attuale distribuzione e sulle caratteristiche fisiche di detta amazzone, che in Messico ha un areale piuttosto frammentato.

Esemplare femmina adulta di circa 20 anni

Esemplare femmina adulta di circa 20 anni

La situazione rilevata fornisce i seguenti risultati, con differenze specifiche:
– Regioni nord-orientali, in particolare Tamaulipas: popolazione realmente molto ridotta; maggiore estensione del giallo del capo e del rosso alla piegatura dell’ala.
– Regioni sud-orientali, Vera Cruz: popolazione molto ridotta e isolata; giallo meno esteso e piume blu, talora presenti in prossimità della piegatura dell’ala.
– Regioni sud-occidentali, a sud di Colima: popolazione molto ridotta; di taglia inferiore con giallo del capo meno esteso e meno intenso; meno rosso alla piegatura dell’ala.
– Isole pacifiche delle Tre Marie: popolazione abbondante e protetta; taglia grande, testa gialla con filo giallo che scende sul petto, ma di intensità inferiore alle precedenti; riflesso bluastro più marcato che nelle altre.
– Va comunque considerato che i maschi in genere sono più gialli, con estensione sino alla nuca, e il rosso della piegatura dell’ala è più esteso che nelle femmine.

Una femmina adulta , con minore estensione del giallo, ma con una soffusione di giallo sino al basso petto

Una femmina adulta , con minore estensione del giallo, ma con una soffusione di giallo sino al basso petto

All’inizio e prima del viaggio Giovanni Muggiasca aveva sempre ritenuto che i soggetti presenti nel proprio allevamento fossero della varietà presente nelle isole Tres Marias. Tale valutazione è stata tuttavia smentita da W. Hansen, il quale, su una rivista americana specializzata, verga un approfondito esame tecnico, che pur presentando molta letteratura riportata o copiata, chiarisce di prima mano molti dubbi sulla reale distribuzione e sulle caratteristiche fisiche della specie della quale trattiamo in questo articolo.
Hansen, recatosi nell’isola di Maria Madre, del gruppo delle Tre Marie, al largo delle coste occidentali messicane (viaggio non esente da difficoltà pratiche e burocratiche essendo l’arcipelago adibito a penitenziario dalle autorità), ha potuto osservare con il binocolo centinaia di uccelli in natura, alla distanza di poche decine di metri, e anche in cattività, specialmente soggetti appena prelevati dai nidi, dimostrando che questi portano effettivamente più giallo al capo, ma solo rispetto alla sottospecie oratrix, che abita la parte meridionale del Messico, compreso il Belize. Tutto questo non si verifica sui soggetti che sono distribuiti lungo la costa centro-settentrionale, più grandi e possenti e con molto giallo.

un giovane maschio di 5 anni,pronipote della coppia originale

un giovane maschio di 5 anni,pronipote della coppia originale

Pertanto, tenendo conto di queste osservazioni, la specie riprodotta dal dott. Muggiasca sarebbe la sottospecie Amazona ochrocephala oratrix (magna, Monroe &Howell) e non la A.o. tres marias.
Per concludere le specie sono state così divise dai sistematici :
Amazona ochrocephala oratrix; Amazzone a testa gialla meridionale; Amazzone di Levaillant, distribuita in Messico meridionale, lungo la costa caraibica, pacifica e nello Stato del Belize.
Amazona ochrocephala tremariae, amazzone insulare, leggermente più grande della oratrix.
Amazona ochrocephala (magna) a testa gialla settentrionale, presente nelle regioni costiere centro e nord-orientali del Messico.

(x) Foglietto ricordo 60 x 90 mm, rappresentante Amazona ochrocephala oratrix. Annullo Posta aerea, emesso il18.07.1989,BRL 9000,00;, valutazione euro 1,50

Amazzone testa gialla Nicaragua


Oggi la sistematica non riconosce ufficialmente quest’ultima sottospecie e la assimila alla Amazona ochrocephala oratrix, pertanto

oggi le Amazzoni ochrocephala risultano così suddivise:

Amazzoni dalla fronte gialla:

Amazona o. ochrocephala

Amazona o. xantholaema

Amazona o. nattareri

Amazona o. panamensis

Amazzoni dalla testa gialla:

Amazona o. oratrix

Amazona o. belizensis

Amazona o. Tresmarias

Amazona o. hondurensis

Amazzoni dalla nuca gialla:

Amazona o. auroalliata

Amazona o. parvipes

Amazona o. caribea
Per quanto riguarda l’allevamento dei piccoli di Amazona o. oratrix magna, si può dire che oggi è diffuso in tutta Europa e molti sono i proprietari di soggetti discendenti dal gruppo del dott. Muggiasca, soggetti che si distinguono per taglia e distribuzione al capo del color giallo. Si tratta di allevatori seri come Herman Kremer, che ha sempre tenuto un catalogo aggiornato delle discendenze delle coppie acquisite direttamente dai ceppi originari, permettendo ai giovani di mantenere le caratteristiche fisiche e di colore originali. In Italia l’allevatore G. Safranez è conservatore e riproduttore della discendenza di questi spettacolari pappagalli, dei quali opera un’accurata selezione, non consanguinea, che gli permette di mantenere lo standard prefissato.

coppia riproduttrice di Amazona o.oratrix (magna)del Dott.Muggiasca

coppia riproduttrice di Amazona o.oratrix (magna)del Dott.Muggiasca

In Spagna posso dire che è presente il ceppo più cospicuo e selezionato di Amazzoni dalla testa gialla, provenienti da vari allevamenti europei e tutti imparentati da quello originale, e mi auguro che il sig. Jaime Capdevilla possa avere una produzione abbondante di giovani, così da offrire a un pubblico esigente un prodotto di qualità.
Non ultimo , ma sicuramente molto importante, il gruppo riproduttore di Ugo Brambilla, il quale partendo anni adietro con coppie di diretta discendenza del dott.Muggiasca, ha stabilizzato un cospicuo ceppo , che per colore ed estensione del giallo all’ala , testa e petto, di interessante valore ornitologico.
Testo dagli appunti di viaggio del dott. Muggiasca;

stesura e foto di  Guglielmo Petrantoni.

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