Diario di un viaggiatore naturalista in Israele

Lo Stato di Israele, creato dopo la seconda guerra mondiale nell’anno 1948, in una zona da sempre luogo di scontro e contrasto fra diverse culture e religioni, terra che ha avuto ruolo importante per guidaismo,  cristianesimo e islamismo.

Il territorio, in prevalenza desertico con scarsita’ di risorse idriche, è stato trasformato dai coloni israeliani e reso fertile tramite pozzi artificiali e sistemi d’irrigazione tecnologicamente avanzati  ; l’unico fiume il Giordano che nasce dal Monte Hermon in Israele, al confine con Libano e Siria e’ lungo 320 Km  e dopo aver raggiunto il lago di Tiberiade  – o Mare di Galilea – sfocia nel Mar Morto ( a circa 400 mt.sotto il livello del mare ).

Clima arido con temperature diurne elevate ,soprattutto nel periodo estivo, con  notevoli escursioni termiche notturne in pieno deserto. Lingua ufficiale ebraico, ma, ovunque, e’ parlato l’inglese ed, essendo Israele, un Paese multietnico formato da ebrei che vi giungevano – e tutt’ora vi giungono dalla diaspora -, sono praticate tutte le lingue.

Il  10  dicembre 2016 ,in seconda mattinata , mi imbarcai sulla linea aerea di bandiera EL AL , su un air bus 777 di ultima generazione , alla volta della città di TEL Aviv, giungendovi alle 17 del  giorno medesimo.

Il fiume Giordano Israele

Il fiume Giordano Israele

Viaggio tranquillo,  indescrivibile la gioia e l’emozione che mi invase all’atto dell’avvicinamento a questo estremo  lembo di terra che si affaccia sul Mediterraneo e sul Mar Rosso, pur essendo Asia. Non è minore la sorpresa  che, quasi ad un tratto , senza passaggi graduali, ci si  trova trapiantati dall’Europa in un paese Asiatico. Una brezza serale,  tiepida e   satura di aromi- per quanto vi fossero 24°- rendeva piacevole il profumo delle aiuole in fiore e degli alberi di palma, colme di datteri.

 

 Tel Aviv, costruita sulla sabbia del deserto, è la città più vitale d’Israele.

Fra la cosa che più impressiona e’ la notevole presenza di giovani che camminano sul lungomare o lungo i viali, con caratteri somatici europei, latini  ed orientali,  senza creare una confusione o un vociare non garbato.

In questo clima di distensione e serenità ho potuto verificare come gli uccelli ne percepiscano la tranquillità.

Si arriva all’albergo Yam Hotel , attraverso vialoni e poi immediatamente in una stretta , pulita ed ariosa via nelle vicinanze del porto turistico Ha Namma;  L’albergo non è grande né datato; di esso ho serbato una graditissima memoria, all’ atto del check-in mi hanno offerto una bevanda calda a base di  te verde  ,mentre gli storni ed altri  uccelli volavano ovunque.  Depositato il bagaglio, mi sono” tuffato” in mezzo alla gente ed in mezzo ad una moltitudine di uccelli di vario genere fra cui, con stupore, una cincia ,Parus major, i passeri  (Passer moabiticus e passer domesticus biblicus),  presenti a frotte, ed accompagnati dallo storno triste.      La  sorpresa più grande  e’nei prati:  con assoluta indifferenza, le upupe (Upupa  epops ) continuano a beccare ,  alla ricerca di piccoli  insetti, come anche e’ consuetudine da noi.

Le sorgenti del Giordano Israele

Le sorgenti del Giordano Israele

 

Per nulla a disagio mi sono potuto godere di effettuare scatti a distanza ravvicinata, senza creare disturbo, anzi sembravano gradissero essere riprese. Per quasi  buoni trenta minuti ed in diverse posizione di luce ho potuto ammirale ed immortalarle con il mio obiettivo.

Certo in Europa , e dalle mie parti, tutto ciò non sarebbe stato possibile se non che in posizione defilata e con un grande teleobiettivo.

Nel lungo ed  interessante lungomare  sembrava di essere a Miami beach, invece era la  Hayarkon BLVD .   La grande promiscuità di razze presenti  contribuisce a dare alla popolazione israeliana un’ aspetto multiforme di folla ordinata, diversa per foggia nel vestire.

Per approfondire questa caratteristica  , mi riprometto di effettuare il giorno dopo, ed in bici, una passeggiata sino all’altro  capo del golfo della città , denominata   Old Yaffo, ubicata su  un promontorio dove sovrasta la chiesa di S.Peters.                     .

Il giorno successivo ho iniziato a pedalare ed ad ogni sosta mi soffermo a ritrarre scatti con la macchina fotografica.

Alla mia sinistra una serie di edifici ,come il Etzel Museum poi la moschea HasanBek, lungo una grande viale, a doppio senso di marcia, alla mia destra una battigia lunga almeno trecento metri, con una moltitudine di uomini e donne che occupavano la spiaggia  svolgendo molteplici attivita’ sportive. Ogni tanto scendevo dalla sella per percorrere a piedi dei tratti dove  la vegetazione sembrava fosse spontanea; molte erano le palme di Phoenix pusilla, ed effettuavo scatti alle tortore selvatiche (Streptopelia senegalensis), che poi tanto selvatiche non erano !

Lungo i viali uno strno . . .

Lungo i viali uno strano

Dopo un paio di kilometri, giungo nella vecchia Jaffà e,  tra giardini e palmeti, raggiungo il vertice della collina dov’e’ ubicata  la chiesa di St.George che domina il porto turistico e commerciale di Jaffà.

Mi concedo una sosta ed intraprendo la discesa per il ritorno, percorrendo la medesima via,  assaporando ancora i profumi e gli aromi di quel tardo pomeriggio “colorato” dal tramonto del sole nel mare.

 Verso sera, in prossimità del giardino  Hà-Atsma’ut, sito  in prossimità della spiaggia, il mio  obiettivo è riuscito a fermare un volo di oche in formazione regolare  ed angolare  a W rovesciata , ognuna mantenendosi alla stessa distanza dalle  vicine ed in migrazione estivo-autunnali da est verso ovest che, probabilmente ,avevano intrapreso dalle aree settentrionali di nidificazione a quelle più meridionali di svernamento.

Il giorno successivo ancora , accompagnati da una guida locale ma di madre- lingua italiana, Sergio Cigliuti, ci avviamo in macchina verso  la grande Haifa, rivestita  dal una bella vegetazione mediterranea tropicale che si erge e si solleva di decine di metri al di sopra del  suo porto commerciale e sede di una imponente base navale militare ;dall’alto scorgiamo un andamento collinare , punteggiato da case, in mezzo a rigogliose vegetazioni di buganvillea.

Gli uccelli sugli alberi della città erano molteplici e si notavano numerose le tortore oltre agli storni tristi.

 La città è costituita da grandi strade che si tagliano ad angolo retto e sono ombreggiate da alberi di ficus; sui lati sono costruite, in mezzo ai giardini, graziose villette d’epoca , sollevate dal piano terra con un  solo piano sovrastante.

Nettarina al nido . . . .sotto casa

Nettarina al nido . . . .sotto casa

Nel pomeriggio intraprendiamo la strada verso la Galilea, per raggiungere il Kibbutz  LAVI, situato in un contesto lussureggiante rigoglioso di giardini e frutteti,ove abbiamo pernottato, che sottrae al deserto una buona fette di zona arida .  Certamente in queste oasi si possono osservare uccelli rari come la Motacilla flavao, la  Monticola solitarius, mentre ai limiti del deserto l’Ammoperdix heui che, per i suoi colori si mimetizza con la sabbia desertica con estrema facilita’.

Il mattino successivo, dopo un’abbondante colazione, intraprendiamo il viaggio verso le sorgenti del fiume Giordano e, mentre ci accingiamo a partire, con grande sorpresa, appare con volo veloce un colibri’.

 

 Sono sempre pronto con la mia Nikon e pertanto sono riuscito a fermare un bellissimo maschio di

Cinnyris oseae, tipico ed unico nel suo genere presente nella fauna Israeliana, tanto che della famiglia, le 135 specie sono presenti in Nubia e India. Localmente viene chiamato “palestine sunbird” e nidifica esclusivamente in Galilea, nel nord del Coastal Plain, nel Emek Yezreel e nella valle del Giordano. Purtroppo la femmina di colore verde chiaro meno appariscente del maschio verde smeraldo brillante, non ho avuto la fortuna di incrociarla.

Bene, ora ci  stiamo avvicinando al fiume Giordano che,  

      nel punto dinnanzi a noi, ha una larghezza  di 20 metri circa, costeggiato da alberi di salice e macchie di siepi varie. Le sue acque sono poco chiare e non mosse , ma piuttosto veloci nello scorrere.

 Lungo la silenziosa riva ho fermato sulla macchina fotografica un bel martin pescatore (Halcyon smyrnensis) che, anche se somigliante al nostro europeo, è più grande una volta e mezzo.

Nettarina alestinese femmina

Nettarina alestinese femmina

Nel folto delle siepi ho intravisto e cliccato una piccola e deliziosa Erythropigia galactotes, ma purtroppo nell’ingrandire il fotogramma, l’immagine si è sgranata, la forma è visibile ma non i particolari.

 Dopo aver attraversato per diversi kilometri un grande bosco di Eucaliptus, giungiamo alle sorgenti : acqua chiara e cristallina , una miriade di piccoli pesci a pelo d’acqua ed un cartellone che indica la grande varietà di uccelli ed animali presenti in questa enorme oasi. Purtroppo nulla per la mia Nikon !

Nettarina maschio vicino

Nettarina maschio vicino

Ci si avvia verso il mare di Galilea, allorquando il deserto comincia a far sentire il suo “respiro” da gigante, nel raggio di chilometri l’unico segno di vita è qualche piantagione di palme.

Nettarina osea femmina

Nettarina osea femmina

 Giunti al  lago di Tiberiade  , visitati i luoghi sacri che hanno fatto la storia e sul finire della giornata ,inizia il tramonto ; il sole inizia ad assorbire i colori del deserto e diventa luce allo stato puro,liquida , dorata,quasi irreale

E’ giunto il momento di intraprendere il rientro verso il kibbutz e prepararsi per la nuova tappa dell’indomani: il Mar Morto!

 

Nettarina palestinese maschio , nei pressi del fiume Giordano

Nettarina palestinese maschio , nei pressi del fiume Giordano

sunbird palestine

sunbird palestine

Tortore africane in natura

Tortore africane in natura

Upupa

Upupa 

 

Per la verità sono soddisfatto dei risultati ottenuti, e delle molte specie fotografate, ma il mio obiettivo sarebbe stato poter fermare almeno un Capovaccaio, che è tipico di queste terre.




Dal diario di viaggio di un ornitologo e naturalista, Africa

Il Ruwenzori (Africa), e il grande vecchio Nilo, serbatoio di vita animale.

Le misteriose sorgenti del grande fiume nella catena montuosa del Ruwenzori, sono il luogo di nascita del Nilo. La catena montuosa, sita tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo, che da sui 5ooo metri di altitudine , scende verso valle in centinaia di rigoli, ruscelli e piccoli corsi d’acqua, per confluire poi nel grande Nilo, re dei fiumi che dall’Equatore scorre sino al Mediterraneo portando la vita con foreste e poi lungo un inferno di sabbia. In questa moltitudine di varianti geografiche, di clima, di foresta, vivono le più svariate specie di uccelli dell’Africa equatoriale, (217 SPECIE di uccelli), MAMMIFERI E PRIMATI. La flora è suddivisa in cinque aree distinte in funzione della altitudine.

Le montagne del Ruwenzori, che in lingua Botoro vuol dire “il signore delle piogge”, intrappolano l’aria umida proveniente dal bacino del Congo e la trasformano in neve ed acqua gelida, così si forma la culla del Nilo, circondata da una foresta magica, l’intera area è protetta ed è Parco Nazionale per una estensione di circa mille chilometri quadrati, attraverso valli tropicali a diverse altitudini, il senecio arboreo cresce in terreni paludosi di queste valli e riesce a raggiungere i sei metri di altezza, ma viene sormontato dalla Lobelia gigante (Lobelia decknii), che ha una singola roseta filiare e produce i fiori su una grande spiga verticale, che raggiunge i sette metri di altezza. A queste altitudini è l’unica specie vegetale che produce nettare, ci sono le mosche e non insetti adatti a impollinarle, e per questo compito la pianta ha ingaggiato un bellissimo uccello variopinto, la Nettarina di Johnston (Nectarina johstoni), che per questa sua abitudine alimentare contribuisce alla impollinazione ornitogama.

Questo uccello fa bella mostra del suo piumaggio iridescente, e la Lobelia è il suo albero della vita, perché provvede al nutrimento essenziale, essendone unica pianta produttrice di nettare, naturalmente in cambio l’uccello provvede al trasporto del polline dall’antera di un fiore allo stigma del fiore di un individuo differente della stessa specie.

Il senecio arboreo è una dimora ideale per la nettarina, dato che non perde le foglie morte, diventando queste un posto sicuro per ripararsi dal freddo e dalle piogge.

Al termine della stagione delle piogge, inizia l’arrivo delle femmine che vivono ad altitudini più basse e dove la vita è più facile e le temperature più miti, esse iniziano la ricerca del maschio per accoppiarsi. Le femmine scelgono in base alla lunghezza della coda del maschio ad il modo in cui si cimenta per la difesa del territorio per la tenuta delle piante di Lobelia, fonte di cibo specialmente nel periodo di alimentazione dei pullus.

Il corteggiamento ha inizio con il canto e si perpetua con il tremore delle ali e ondeggiamenti, tipici del rituale, che si esaurisce con la cerimonia dell’accoppiamento in uno o più voli acrobatici di entrambi.

Il maschio poi mostra fiero le proprie macchie rosse di sotto ala , caratteristica distintiva della specie. Il nido viene preparato dalla femmina , preferibilmente tra le foglie morte della stessa pianta che fornisce il nutrimento.

Non appena i piccoli sono in grado di volare le femmine tornano al clima più caldo delle regioni a valle, mentre i maschi restano per continuare a difendere il territorio di alimentazione.

Di giorno estate di notte inverno questo è il clima in queste alte montagne, tanto che le piante devono saper gestire le temperature rigide, infatti le foglie sono munite di minuscoli peli che servono per intrappolare uno strato di aria calda, come un caldo cappotto invernale, ed altre specie producono il proprio antigelo .

Ogni goccia d’acqua che ha origine dai monti Ruwenzori appartiene al Nilo,e la pioggia cade formando migliaia di piccoli ruscelli che scendono a valle e alla fine tutta l’acqua si riversa dalle regioni alpine verso una grande foresta montana, sotto i 4000 metri e i ruscelli di montagna ne lambiscono gli alberi nodosi che sono ricoperti da licheni e muschi, il paesaggio è ricoperto di erica, tanto da rendere una foresta da fiaba. In questa foresta vive il rarissimo Cefalofo dalla fronte nera (Cephalophus nigrifrons rubidus), animale timido e sfuggente.

Al di sotto dei tremila metri ha inizio una foresta pluviale sempre verde ricca di molti uccelli, endemica di questi luoghi la Nettarina montana ( Cinnyris regius ),la cui dieta è prevalentemente di nettare e insetti, costruisce un nido a forma di borsa, sospeso tra i rami e la femmina che si occupa della edificazione, anche se comunque il maschio collabora. Si ciba con nettare dei fiori di Albizia sp.,Canthinum sp., Englerina woodfordiodes,Lobelia giibberoa e molte altre fluorescenze dato che frequenta foreste tra 1500 e 3000 metri, ove il clima diurno mite consente una buona crescita di piante utili loro.

Nidifica costruendo il nido ovale costituito da fibre , tra i rami del bamboo ad altezze di quattro metri, o sulle piante di Polyscias fulva oltre i cinque metri, nei periodi compresi tra aprile e agosto, in funzione della località di deposizione o del versante montano.

L’animale più chiassoso della foresta è il Turaco, è facile da sentire ma difficile da vedere, perché vive in alto tra la chioma degli alberi. Il Turaco blu maggiore (Corythaeola cristata), può raggiungere la grandezza di un oca è di un azzurro intenso su tutto il corpo ad eccezione della cresta sul capo , di colore nero.

La foresta pluviale utilizza gli uccelli come giardinieri, mangiano la frutta, lasciandoli cadere a terra aperti o intatti, facendo sì che i semi siano sparsi in tutta la foresta, contribuendo alla diffusione delle piante in altre aree.

Il Turaco blu maggiore è piuttosto diffuso in tutta la foresta ugandese e congolese,a differenza del Turaco del Ruwenzori (Ruwenzoronis johnstoni), specie monotipica abbastanza difficile da individuare, sia a causa del piumaggio scuro che lo rende quasi invisibile tra i rami sia perché si muove in coppia e quasi mai a gruppi come il Turaco blu maggiore.

Il segreto per avvistarli è di ricercare prima di tutto il loro albero preferito (Podocarpus) nella stagione di fruttificazione, essendo frugivoro per il 90% della dieta e il rimanente percento foglie, altri fiori e frutti contribuiscono alla dieta, (Galiniera, Musanga, Olea). Costruisce il nido tra i bamboo, a tre metri da terra, e forma una piattaforma alla stregua di quelle dei piccioni , con la deposizione di un uovo tra maggio e settembre.

Lasciate le altitudini della foresta pluviale di Nyungwe, il Nilo dopo molte deviazioni si raccoglie nel fiume Kagera, prima di gettarsi nel lago Vittoria, il bacino più grande dell’Africa. Di questo enorme lago e lungo le sponde il lago offre sostentamento a trenta milioni di persone che vivono in funzione di esso con la pesca, ospite tra l’altro una meravigliosa e cospicua forma di fauna del mondo naturale.

Intere colonie di tessitori testa nera (Ploceidae),piccoli uccelli passeriformi, caratterizzati da colori vivaci e dall’abitudine di costruire in colonia nidi di grandi dimensioni. Lungo le rive e sugli alberi della costa i tessitori, che sono i maestri artigiani dell’Africa, raccolgono i materiali per i loro elaborati nidi dai cespugli e dai prati sulle rive. Dal marcato dimorfismo sessuale i maschi hanno livree giallo intenso con testa nera mentre le femmine un aspetto piuttosto dimesso. Sono uccelli granivori la cui dieta si adatta alla disponibilità stagionale delle risorse. Animali gregari con nidi a colonia, spesso sospesi e costruiti dal maschio. La femmina depone da due a otto uova. Il lago Vittoria ospita migliaia di questi piccoli passeracei, che sono stati oggetto di larga cattura nel passato.

Trampolieri di ogni genere, occhioni e la bizzarra Ombretta , sono i frequentatori di questo stupendo ecosistema.

A nord-ovest, il Nilo riprende la sua corsa, e il suo viaggio avventuroso verso il deserto e poi per sfociare nel Mare Nostrum.

Ho cercato di stringere nella estensione, sia le distanze del grande fiume- circa seimila chilometri- come anche l’elenco lunghissimo degli animali lungo il suo corso, non certo per mancanza di tempo, ma per mancanza di spazio, sarebbe stato necessario un trattato, ma ciò che mi premeva, era dare una giusta conoscenza di come si evolve un fiume che è stato oggetto nel passato di una grande spedizione italiana in nome e per volontà della allora Regina Margherita.

Guglielmo Petrantoni

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