Allevare uccelli del Paradiso con la dottoressa Alicia Solis Aguirre

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Paradisea rubra (Daudin, 1800), disegno originale di: Lith. Ansi. v. C. Schach in Stuttgart

paradisea rubra

Le sterminate foreste vergini della Nuova Guinea e delle isole adiacenti ospitano un mondo vegetale ed un mondo animale dalla inesauribile dovizia di forme e colori, e la meraviglia più grande di questo ambiente naturale sono gli uccelli del Paradiso. Non ci si deve meravigliare se alcuni dotti del tempo ritenevano che si trattasse di uccelli divini, viventi perennemente nell’aria, lungi dagli sguardi umani, che si nutrissero e dissetassero unicamente con la rugiada del cielo e cascassero a terra solo dopo morti.

Ma  queste credenze si protrassero per molti anni ancora anche nel 1522 allorquando il diario di bordo  del Pigafetta sulla nave “Vittoria”, secondo ufficiale di Maggellano, così recitava” . . .questi uccelli non volano mai, solo se c’è vento li chiamano “bolon dinata”1 che significa Uccello di Dio, sono della grandezza di un tordo,hanno becco lungo non possiedono ali, ma hanno al loro posto lunghe penne ornamentali dei più svariati colori, simili a piume . . .” si trattava di Paradisee papuane  generalmente  conosciuta fra gli ornitologi ,mentre il vero nome è Paradisea minor ( Shaw, 1809 ) . Lo stupore degli studiosi di quei tempi non fu solo il manto setoso delle penne, ma anche che le tinte originali non deperivano dopo la morte.

Per molti anni ancora e solo nel 19° secolo s’iniziarono le prime ricerche scientifiche sulla natura di questi superbi  uccelli, con lo zoologo Alfred Russel Wallace, contemporaneo di Darwin, il quale effettuò nel 1857 con una imbarcazione malese un viaggio esplorativo nelle  remote isole Aru. L’era delle scoperte toccò l’apice verso la fine del diciannovesimo secolo, tanto che era usanza di dedicare a nuove scoperte di animali alle teste coronate, si assistette così al battesimo del Ptiloris Victoriae, della Paradisea Guilielmi e della Paradisea Augustae Victoriae. Non Mancò anche al francese Charles Lucien Bonaparte, nipote del grande Napoleone e repubblicano per la pelle, di intitolare e descrivere l’uccello Repubblicano del Paradiso (Diphylloides respublica, Bonaparte, 1850)2.

La coppia presa in esame per la riproduzione dalla Dottoressa Alicia  Solis, è la Paradisea rossa (Paradisea rubra), alloggiate in una grande voliera ambientata con alberi e piante tropicali, come Impatient walleriana conosciuta anche come gamba di vetro per la fragilità dei suoi fusti, il Ficus benjamina, Ficus pumila , pianta tropicale d’appartamento conosciuta con il nome di Fico rampicante , Ficus repens anch’essa rampicante, Scheffiera arboricola dai fusti alti e flessibili con foglie grandi, Thuntergia alata pianta rampicante sempreverde chiamata Susanna dagli occhi neri, e tra i rami di esse è molto importante inserire dei rami spogli in obliquo e orizzontale, ove possa il maschio iniziare i balli.

La voliera dalle misure di circa dieci metri per una larghezza di dodici metri, in cui determinante è l’altezza di circa quattro metri. Questa grande voliera divisa in due (da una parte il maschio, dall’altra la femmina) e comunicante attraverso un tunnel di rete della misura di 60 cm lunghezza x 30 cm larghezza x 30 cm. Tale stratagemma servirà per far sì che il maschio ancora costretto nella sua metà, inizi il corteggiamento con una serie di balletti detti in dialetto indigeno “sacaleli”, cioè il ballo nunziale di richiamo che ha luogo con un richiamo, acuto ed aspro uook-uook-uook, e conclude con toni alti ca-ca-ca-ca-ca-ca, seguito poi da movimenti frullanti delle ali, su di un ramo accuratamente ripulito da fogliame e detto arena. A poco a poco l’uccello raggiunge uno stato di eccitazione sempre crescente finché, ad un dato momento, si compie un meraviglioso cambiamento, come se un estroso mago avesse toccato con la sua bacchetta magica il maschio, e le ali brune si drizzano in alto, le code si abbassano e si schiacciano in avanti, si ergono a mo’ di fontana i ciuffi delle piume ornamentali, fini come seta e tinte di giallo oro verso l’occipite, per poi ricadere sul dorso in soffice arco. In questa posizione il corpo dell’uccello resta teso per un certo tempo, mentre le ali frullano e un leggero tremito serpeggia lungo la coda ondulante. Poi inizia a saltellare emettendo il solito gracidio forte, spiega le penne in tutta la sua bellezza e dà inizio ad una danza selvaggia e di fascino quasi irreale. Quando il fuoco dell’eccitamento raggiunge il culmine, subentra un nuovo plastico cambiamento. Di colpo il corpo viene spinto in avanti, le ali si aprono a ventaglio fino a formare uno scudo chiuso davanti al capo chino, le penne ornamentali si drizzano rigide verso l’alto. Questo stadio simile all’estasi, l’uccello in amore fa’ sfoggio ancora del massimo della magnificenza cui è dotato, resta fermo alcuni secondi, rigido nella posizione finale assunta, poi si rialza, e comincia di nuovo con instancabile lena, ripetendo tutte le figure della danza.

Tanto preso dalla frenesia del ballo, nulla riesce a distrarlo, in questo momento si apre il tunnel per favorire il passaggio verso la femmina o viceversa, la quale assisteva colpita alla parata; Maschio e femmina restano assieme solo per un breve tempo, quel tempo per consumare il “pasto”. Effettuato il passaggio in voliera unica, essi restano ancora insieme per due o tre giorni, poi vengono divisi nuovamente. Il maschio in natura riprende le sue danze per cercare di attirare più femmine e copulare nuovamente, ma è noto comunque che il maschio esaurisca il suo amore nello sfoggio della propria bellezza e sia poi completamente dimentico dei doveri di padre; pertanto tutto ciò che concerne la cura della prole, la costruzione del nido fino al nutrimento dei piccoli, ricade unicamente sulle “ali” della femmina.

Il nido viene costruito all’interno di un predisposto cesto di vimini intrecciati di circa di 20 cm di diametro e 10 di profondità, in cui vengono deposti pezzi di piante di Ficus. Il compito della madre è in un certo qual senso è facilitato del fatto che le nidiate, in generale non contano più di due uova, incubate per 14-17 giorni, e che poi alimenta sino all’involo per circa 20-25 giorni. Raggiungerà il completamento della livrea solo dopo il sesto anno di età.

Possiamo dire che anche nelle nostre terre vi sono uccelli che si comportano in modo eguale alle paradisee cioè sono poligami, lasciando alle femmine meno appariscenti il compito dell’allevamento: il fagiano di monte (Lyrurus tetrix) e l’urogallo (Tetrao urogallus).

Due curiosità interessanti da conoscere: in natura è possibile che si abbiano ibridi da accoppiamenti derivati da extra-specie di paradisee, Paradisea mixta Rotschschildi 1921, Paradisea minor x Paradisea raggiana; Paradisea minor f. x Paradisea apoda augustea-victoriae Stresemann 1930. La circostanza che i bastardi non siano poi tanto rari in natura, ci lascia intravedere il pericolo di elevate eterogenee mescolanze per gli uccelli che non vivono regolarmente in coppie. Questi soggetti prodotti dagli accoppiamenti extra-specie sono riconosciuti alfine per tali, e rappresentano uno dei più movimentati capitoli nella storia delle scoperte nel mondo degli uccelli del Paradiso.

La leggenda narra che gli uccelli del paradiso erano assenti di zampe, in quanto avevano la possibilità di appendersi ai rami con le loro lunghe penne, ed i soggetti che furono donati dagli indigeni ai primi esploratori erano proprio privi delle zampe e delle ali, poiché era costume che a seguito di affumicatura della pelle, privi anche di interno, venissero imbalsamati. Anche il Linnaeus, già nel periodo più fulgido degli studi naturalistici, chiamò un genere di “tsiankar”3 con il termine scientifico di Paradisea apoda, Uccello del paradiso senza zampe. Solo nel 1994, il farmacista Renè Lesson, chiarì il mistero, scrivendo in un ampio rapporto circostanziato , smentendo tutte le credenze del passato.

Oggi attraverso le esperienze della dottoressa Alicia Solis Aguirre presso la Fundacion CAZ in Cile, abbiamo la possibilità di redigere un documento-protocollo, che illustri in ogni sua parte del progresso di allevamento di una coppia di Paradisea rubra in ambiente controllato, con la sequenza fotografica e con particolari di piccoli sino allo svezzamento completo. Questo uccello il cui nome scientifico deriva dal latino ruber-a-um, in riferimento alla colorazione rossa delle piume da cui è derivato il nome comune scientifico; dal peso di 110-224 gr., misura 30-33 cm di lunghezza nel corpo e complessivi 70 cm con la lunga coda. Uccello robusto, durante il periodo non degli amori, trascorre il tempo in solitario sulla canopia delle forestetropicali intorno i 600 slm, in ricerca di cibo. Presente sulle isole Waigiou, Ghemien e Batanta , gruppo delle Raja Ampat, dove vive in simpatria con la Paradisea repubblicana.

Alimentazione. Sono uccelli largamente frugivori, la cui dieta viene integrata con alimenti di origine animale, come insetti o Entomi e piccoli invertebrati.

 (Lettura foto: da sinistra verso destra - dall'alto verso il basso)

Scheda di allevamento, con protocollo per allevamento a mano, e sequenza foto.

Note
  1. Capitolo 4, pag. 43 (Pigafetta, 1987:35 ), They call them bolon dinata.
  2. Così recitva Buonaparte quando dedicò l’appellativo alla Paradisea repubblicana: ”Ci sono scrittori che si danno ogni pena per battezzare le loro specie più belle con i nomi dei principi; io, che me ne rido dell’autorità di tutti i principi del mondo ,ho adornato questo splendido uccello del paradiso con il nome della repubblica,; di quella repubblica che sarebbe essa stessa un paradiso, se non fosse trasformata in inferno dalle sordide mene e dall’egoismo di un sacco di repubblicani  indegni di tal nome. Così, siccome non è possibile avere una repubblica paradisiaca, ci sia almeno una paradisea repubblicana”
  3. Tsiankar, nome attribuito dagli abitanti della Paupasia alla Paradisea minor.
Bibliografia consultata di proprietà dell'autore:
Dra.Alicia Solis Aguirre,Keeping and breeding of bird of Paradise,2015.
Bulletin of the British Ornitologist’Club, 41, p.127, 1921.
Novitates Zoologicae, 36, p. 14,1930.
E.Fuller, The lost birds of Paradise, 1995.
T.Iredale, Birds of Paradise & Bower birds, 1950.
O.Beccari, Nuova Guinea, Selebes e Molucche: Diari di viaggio, 1924.
D.G.Elliot, Monograph of the Paradiseidae,1873.
W.T.Cooper, The birds of Paradise and Bower birds,1977.

Testo e adattamento G. Petrantoni, Foto e protocollo Alicia Solis Aguirre & Foundazion CAZ, Chile

Impaginazione grafica by GRAFOS SERVIZI GRAFICI - SAN COLOMBANO AL LAMBRO  

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