Il cardellino pantesco (Carduelis c. parva) e (Carduelis c. tschusii)

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Il cardellino pantesco (Carduelis c.  parva) e (Carduelis c. tschusii)

Lineus 1758.

Francese: Chardonet èlegant. Inglese: Golgfinch. Tedesco: Stieglitz. Olandese: Putter.

Spagnolo: Julguero. Svedese: Steglits.

Siciliano:Cardiddu, Cardùne, Cardujacalùni.Cardillinu

In tutte le contrade dell’Europa continentale ed insulare si sono insediati uccelli del genere Carduelis, queste creature incantevoli, la cui vita e la cui attività hanno saputo avvincere gli spiriti ed i sentimenti di ogni popolo dall’antichità in poi.

Il mondo degli uccelli ed in particolare dei Cardellini così detti, è stato diffusamente studiato e descritto nel corso dei tempi: innumerevoli osservazioni e scoperte degli ornitologi sono condensate in centinaia e centinaia di pubblicazioni., sicché quasi ozioso potrà sembrare l’aggiungere un nuovo articolo alla mole degli già esistenti,ma visto che il progresso si insinua sempre più negli ambienti naturali degli uccelli che vivono in libertà, talvolta recando mutamenti, tali da minacciarne la sussistenza stessa,ho ritenuto doveroso esternare l’esperienza vissuta nell’isola di Pantelleria nell’estate settembrina, che grazie alla signora Carla Palazzi , mi è stata data la possibilità di osservazione in località denominata Khamma,  proprietà di pertinenza.

Il primo avvistamento sotto un albero di limoni e su una pietra cava, un maschio di cardellino.

Il primo avvistamento sotto un albero di limoni e su una pietra cava, un maschio di cardellino.

Approdo sull’isola di Pantelleria, pur essendo siciliano, per la prima volta ai primi del settembre 2008, per un periodo di relax , ma con la mia macchina fotografica, per fissare tutti i momenti di un viaggio, come se fossi stato in terra sconosciuta ed ancora da esplorare!

Il territorio mi si presenta incantevole, e pieno di sorprese, ovunque è fatto di terra lavica, dai tipici “dammusi” abitazione dei contadini, ora invece per la maggior parte, ristrutturati ed in uso a turisti, ai muretti che delimitano i confini tra un campo ed un altro .

Curiosità, questi muretti di pietra a secco non superano il metro di altezza e le piante

ulivi, vigne, aranci, limoni, ed altro rimangono al filo dei muretti, come fossero dei bonsai, ciò par rimanere protetti dai forti venti che colpiscono l’sola, venti che esercitano un effetto disseccante, ma col loro impatto con i rilievi montuosi, determinano la formazione di nebbie, tanto da mitigare il clima e  le temperature medie annuali che sono di 18°.

Tale presupposto fa sì che, molti dei fringillidi presenti, pongano il nido ad altezze, per così dire, che non superano il metro o poco più .Il nido simile a quello di un fringuello, più piccolo ed intessuto più accuratamente ma non  impiega licheni.

La domanda nasce spontanea,  . .  ma allora sono facile preda di chiunque, animali compresi!

Non è proprio così!  Da una piccola indagine svolta tra locali in “lingua originale” è emerso che quasi nessuno possiede un uccelletto ancestrale  in gabbia, se non che qualche pappagallino ondulato o qualche calopsitta, acquisita al libero commercio.

Resterebbe da chiedersi se altri animali predatori facciano la loro parte , catturando uova e giovani di indifesi fringillidi.

Bene ! da non credersi. sull’isola non vi è presenza alcuna di corvi, taccole, gazze, o tutto ciò che possa nuocere ad un prolifico e considerevole aumento in natura, valutando altresì che sono stanziali, tanto che questa situazione di sicurezza viene avvertita dall’animale ed  i flussi migratori autunnali sono ridotti a quasi a  zero.

Contrariamente all’opposto di quanto avviene nell’isola di Sicilia, ove per tutelarsi dalla prorompente presenza di predatori, molti cardellini, preparano il nido all’interno dalla “buganvillea”spinosa ed inaccessibile per predatori. Negli anni della mia gioventù mi era facile individuare i soggetti con nido, tra gli ulivi o i noccioli!     Occasionalmente sembrano capitare individui della sottospecie sud-orientale (C.c.balcanica), quest’ultimo dato risale al 1980,Sergio Frugis, direttore scientifico di Uccelli dell’avifauna italiana.

Durante tutto il periodo trascorso sull’isola, ho potuto osservare voli di gruppo costituiti da trenta a cinquanta e più individui, ma ciò che li attraeva di più, era quella pietra cava, che serviva nel passato da abbeveratoio per capre e che era rimasta dimenticata sotto l’albero.

L’isola soffre di grandi periodi di siccità e l’acqua per i locali proviene da un sistema di trasformazione di quella salmastra, che viene distribuita con autobotti.

Ecco che quella “pietra cava” è diventata raccolta di acqua piovana utile a dissetare questi cantori panteschi!

Nel giro di pochi minuti, il via vai di questi uccellini, che si alternano è non di facile conta, molti stazionano sull’albero che protegge l’abbeverata, altri si spostano intorno sui bassi ulivi ed il grosso del gruppo staziona cento metri più a monte sopra i rami di una pineta formata da Pini  mediterranei e di Aleppo

Giovani,  adulti, maschi e femmine si inseguono in un confuso volare, probabilmente nidiate della stagione, o di altre località dell’isola, sino poi a raccogliersi tutti in un'unica zona, che è la pineta, che dà loro la possibilità di controllare il terreno sottostante e :::la preziosa acqua.

Qualche isolato soggetto lo si può notare sopra un albero di melograno e a dire la verità

una attenta osservazione potrebbe non definirlo un cardellino,ma và osservato che il cardellino è soggetto a varietà melaniche, causata da alimentazione, tanto da farlo andare incontro ad anomalie della colorazione.

Il cardellino pantesco sul melograno

Il cardellino pantesco sul melograno

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Una vista sullo sfondo della pineta, sede stanziale del gruppo dei cardellini.,Il tetto del dammuso sottostante rimane nascosto dai palmizi.

Ho potuto accertare anche in altre zone dell’isola, quali Bugeber, Khagiar e Rukja site a nord est, la presenza di corpose quantità di  cardellini, sempre superiore in proporzione maggiore a quella dei passeri., che seppure in numero congruo, non riescono ad essere competitivi al numero dei cardellini, per altro a Khamma la risereva d’acqua viene ben difesa da intrusi di altre specie. .Mi sono sempre tenuto ad una quota di circa 200 s.l.m., pertanto decisi  di salire in quota e precisamente su Montagna Grande( 836 m montagna che determina situazioni climatiche locali che si differenziano notevolmente dalle altre isole del Canale di Sicilia) passando da Tracino e poi oltre l’aeroporto civile, per valutare le presenze di cardellini. Nessuna presenza,  in compenso la vista di alcuni sporadici Codirosso spazzacamino, hanno rallegrato la mia gita.

Sulla sinistra l’unico passero che ha potuto godere dell’abbeverata in due ore di osservazione

Sulla sinistra l’unico passero che ha potuto godere dell’abbeverata in due ore di osservazione

Nell’isola si possono osservare altri tipi di vegetazione, e precisamente nella zona di Khaggiar, macchia composta da arbusti di come l’erica multiforme, la ginestra, il Lentisco, e soprattutto rosmarino e finocchio selvatico, qui il cardellino è presente ma in gruppi di minore entità.

La macchia mediterranea, sullo sfondo Montagna Grande. Località Mueggen.(est isola)

La macchia mediterranea, sullo sfondo Montagna Grande. Località Mueggen.(est isola)

Nessun ramo della storia naturale è stato dotato di una letteratura più ricca di quello dell’ornitologia, nuovi articoli

per un pubblico apparentemente insaziabile, vengono pubblicati, il cui interesse è spesso più sentimentale che scientifico,

è per quest’ultima motivazione che ho voluto trasferire una esperienza di viaggio in un territorio isolano della Nostra Italia,

i cui valori dell’ambiente sono ancora sani ed incontaminati, per un uccellino caro a tutti NOI.

 

Testo, foto e commenti di Guglielmo Petrantoni

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